Accingendoci a dare notizia delle celebrazioni che si terranno per il 25 aprile a Lucca, diamo invece notizia della davvero poco edificante diatriba che ancora investe sia il Comune che il Museo della Liberazione, portavoce di quella parte della Resistenza non "etichettata" politicamente e che, per questo motivo, sembra trovarsi al centro di un vero e proprio ostruzionismo da parte delle autorità locali. Crediamo che il 25 aprile dovrebbe essere una giornata di memoria in ricordo di tutti coloro che hanno dato la vita e le loro energie per rendere l'Italia un Paese libero e democratico, non una giornata per assurdi "braccio di ferro" su quale ideologia politica possa meglio rappresentare questa data. Riportiamo pertanto qui di seguito l'articolo comparso su "LA GAZZETTA DI LUCCA" di oggi.
Vince la politica, muore il museo
giovedì, 24 aprile 2014, 13:29
di silvia
toniolo
“Preferiscono lasciare morire un museo, in nome di un'ideologia
politica. Se l'amministrazione non si ravvede, adiremo per vie legali”. Franco
Lombardi, coordinatore del museo della Liberazione, si mostra deciso e sciorina
una serie di motivazioni, tutte argomentate con documenti scritti, per reclamare
la possibilità di rendere più visibile e aperto alla città lo storico museo
situato nei locali del primo piano di palazzo Guinigi.
“Mancano due giorni
alla festa della Liberazione e dal comune non ci è ancora arrivata
l'autorizzazione per l'apertura. L'anno scorso – spiega Lombardi – l'abbiamo
ricevuta un giorno prima e non abbiamo potuto, di conseguenza, pubblicizzare e
comunicare la cosa per tempo. Noi quest'anno terremo aperto, con o senza il via
libera del comune e mi auguro non abbiano il coraggio di contestare la nostra
decisione”.
“Perché non ci hanno già dato l'autorizzazione? A dire il vero
non ci hanno ancora dato l'agibilità che ci spetta, secondo la convenzione
stipulata con Favilla – sbotta Lombardi – Tra l'altro abbiamo sollecitato
l'amministrazione più volte, ma è evidente che sta prendendo tempo perché ci
vogliono sotto l'Istituto Storico della Resistenza, a loro questa gestione
privata non va giù”.
Lombardi tiene a mostrarsi com'è, con la sua passione
contagiosa per la storia partigiana, un entusiasmo e una determinazione
smisurate nel combattere fino in fondo per far risorgere un museo che merita la
dovuta attenzione, tanto quanto l'Istituto storico della Resistenza, gestito
interamente dal comune.
E a 25 anni di distanza, ancora si contesta il
fazzoletto bianco, in bella mostra nella sala di apertura, come per ricacciare
quell'ideologia “incriminata” che si pone in contrasto a quella fondata dal Pci
di quel tempo: “Secondo l'Associazione nazionale partigiani d'Italia – spiega
Lombardi – la Resistenza l'hanno fatta solo i partigiani rossi. E' quel che dice
la sinistra, che vuole ignorare il fatto che, come riportano i testi storici e
diverse testimonianze – esistevano gruppi eterogenei”. “Se è per questo che
l'amministrazione non vuole darci visibilità? Ne sono convinto. Non accettano il
fatto che siamo un gruppo di volontari, non politici, che non chiede nulla agli
enti pubblici. Hanno quindi paura che possiamo fare qualcosa in più di loro
oscurando e contrastando l'Istituto storico”.
“Un timore fondato? No,
assolutamente. E' una diatriba vecchissima, che ancora oggi si fa sentire, ma
noi ci vogliamo opporre a questa politica di contrasto. Il museo è sorto, nel
1951, in contrapposizione alla parte rossa dei partigiani, quindi chi non si
riconosceva in quella politica, è uscito dall'Istituto per entrare a far parte
di questo museo. Sono cose che appartengono al passato e oggi dovremmo
conservarne e valorizzarne l'interesse storico e culturale. Noi non invadiamo il
campo dell'Istituto. Al contrario, abbiamo cercato da subito di creare uno
spirito di collaborazione che ci hanno sempre respinto”.Forte delle sue
convinzioni, Lombardi motiva per filo e per segno i diritti suoi e dell'
associazione “Amici del Museo della Liberazione”. E tutte le sue richieste si
basano sulla convenzione che l'associazione aveva stipulato e firmato, per mano
del presidente Fausto Viola, con l'ex giunta Favilla. Lombardi non si limita a
darne un accenno, ma, documenti alla mano, tiene a leggere punto per punto quel
che il contratto prevede.
“Questa convenzione parla chiaro – commenta –
l'amministrazione dà in gestione per vent'anni i locali del museo alla nostra
associazione e noi, in cambio, concluso tale periodo, dopo averlo gestito e
arricchito di un patrimonio storico che è quasi interamente di mia proprietà,
lasciamo tutto al comune. E parliamo di un investimento di decine di migliaia
di euro”. Le clausole del contratto prevedono semplicemente che la gestione sia
interamente privata e che al comune non si chiedano soldi, mentre alcuni compiti
tra cui quello di archivio, spettano al comune, anche se l'assessore alla
cultura Alda Fratello non ne vuol sapere e si appella all'analisi semantica
delle parole. Lo ha fatto qualche giorno fa in una lettera inviata alla stampa:
Che cosa vuole dire “gestione”? Vuole dire che l’associazione ha il compito di
catalogare, repertare, gestire tutto il materiale che vi si trova.
Contattata
telefonicamente, l'assessore Fratello si è dimostrata, come al solito, sulle
sue, flemmatica e senza alcuna volontà di esternare le sue ragioni -perlomeno
in nome della dea trasparenza – di fronte ad alcune domande dirette.
Perché
non ha ancora autorizzato l'apertura del museo della Liberazione per il 25
aprile?
E' già autorizzata.
E' sicura? All'associazione che gestisce il
museo non risulta.
Può darsi, d'altra parte dovrebbe essere il gabinetto del
sindaco ad occuparsene.
Abbiamo letto i punti della convenzione firmata con
Favilla. Se non potete revocarla non potete fare altro che dare l'agibilità.
Perché questo ritardo?
Siamo in fase interlocutoria. Tutte e due le parti
preferiscono tenere un profilo basso per superare elementi di
dissenso.
Scusi, ma qual è l'altra parte? Con l'associazione abbiamo già
parlato.
Preferisco, le ripeto, stare in silenzio su questa questione per non
creare ulteriori difficoltà nella possibilità di trovare una soluzione di
riconciliazione.
Quindi lei ha intenzione di collaborare e incentivare lo
sviluppo del museo della Liberazione?
Che domande, certo.
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