domenica 25 settembre 2011

NOTE STONATE DALL’AUTOPSIA



Com’è noto, finora l’unica relazione sull’autopsia di Pippo in circolazione, pubblicata anche dall’Istituto Storico in una delle sue riviste, nonché nell’area riservata di questo sito, è quella redatta da Andreini, presente come testimone a quel momento delicato. Resta questo, però, pur sempre un resoconto, per quanto dettagliato, non ufficiale della cosa e pertanto, privo di qualsiasi valore legale. Per di più quella relazione è intrisa, in molti passaggi, da un evidente rancore di Andreini nei confronti di Pippo con il quale, pare, avesse discusso proprio pochi giorni prima della morte e non menziona affatto i punti salienti che possano incidere, in un senso o nell’altro, verso una morte non voluta.

Ma le autorità, spesso citate dalla voce popolare come poco scrupolose nelle indagini sulla morte di Pippo, cosa avevano rilevato? Davvero erano convinte sin dall’inizio della morte per suicidio del Comandante?

Al contrario di quella di Andreini, la relazione legalmente valida, in quanto redatta dalle autorità a fine agosto del ‘48, invece evidenzia diverse incongruenze con quello che, apparentemente, sarebbe dovuto essere il tipico quadro di una morte per suicidio da impiccagione.

Cosi’ viene rilevato che: “Stante la posizione del cadavere, che trovavasi a terra sotto l’architrave di una porta, con una cinghia stretta al collo, e data la presenza di abbondanti tracce di sangue sul pavimento, doveva non escludersi a priori la ipotesi delittuosa”.

Venivano così riscontrate anche alcune anomalie. Innanzi tutto, la camicia, che si presenta fuori dai pantaloni, è intrisa di sangue nella parte ove è poggiata la bocca del cadavere. Altre macchie di sangue si trovano in corrispondenza del colletto all’altezza dell’orecchio sinistro. Come si concilia questo quadro con una morte per impiccagione? La violenta stretta che blocca in modo traumatico la circolazione sanguigna arteriosa, può aver favorito delle emorragie tali da creare delle fuoriuscite di sangue dalla bocca e dall’orecchio così copiose?

Le stranezze proseguono. Leggiamo: “All’altezza della rotula, sui pantaloni, è presente una macchia biancastra verosimilmente dovuta a sfregamento sul muro o in terra e sulla parte destra si notano diverse macchie della stessa origine. Sulle scarpe da montagna, allacciate, vi sono tracce, sulla punta della scarpa sinistra, di strusciamento con tracce di imbiancatura da muro”. Qui il quadro si complica: come possono essere presenti tracce di sfregamento sul corpo? Oltretutto i rilevamenti precisano che il cadavere non è stato trascinato, pertanto la morte si è effettivamente verificata in casa, dove è stato rinvenuto. Ma la stranezza più grande appare allorquando si osserva che “Sull’architrave non si rilevano segni indicativi di strusciamento o di pressione di corda o di cinghia”. In altre parole, siamo di fronte ad un soggetto che, intendendo togliersi la vita impiccandosi, riesce a farlo senza che però la corda lasci alcun segno sull’architrave dov’è avvolta.

Sul corpo,  inoltre, si nota l’esistenza di un solco in corrispondenza dell’intera circonferenza del collo con evidente impronta di parte della fibbia al di sotto del lobulo dell’orecchio destro. L’impronta della fibbia potrebbe in parte spiegare il sangue dall’orecchio… se non fosse che la rilevazione del sangue era a carico dell’orecchio sinistro!

Nessuno però si è preso l’onere di lasciar perdere le “voci di corridoio”, le testimonianze vere o presunte, gli scritti redatti a posteriori a beneficio di una vera e sistematica analisi della documentazione ufficiale esistente. Leggendo queste rilevazioni ufficiali decadono pertanto le fantasiosi teorie che vedrebbero Pippo ucciso al Ponte Sestaione e poi trascinato a casa e molte altre di questo tipo che via via abbiamo avuto periodicamente modo di leggere sui giornali messe in giro, per lo più, da chi non era testimone o da chi, per qualche suo motivo, voleva dare una traccia diversa da quella originale. Appare invece chiaro che, nell’ipotesi di un omicidio, chi lo ha effettuato è stato qualcuno a Pippo molto vicino o che lui conosceva bene, tanto da accoglierlo in casa in un’ora decisamente insolita.

Chi ha voluto descrivere questi avvenimenti, finora, si è dovuto affidare esclusivamente a racconti popolari, come James McBride, dove, nel suo “Miracolo a S. Anna” si ritrova a parlare anche della morte di Pippo. Il libro, sostanzialmente molto diverso dal film, come spesso succede, racconta infatti ben altra storia. Si parla, come storia secondaria, della vicenda del capo partigiano Enrico “Farfalla” Peppi e anche questi morirà tragicamente, tradito dal suo braccio destro che “…col suo complice, un mercenario gurkha, lo soffocava e lo appendeva al tubo di una doccia per fingere un suicidio, …” (James McBride, “Miracolo a Sant’Anna”, BURextra, Milano, giugno 2008, pag. 328).

giovedì 22 settembre 2011

LA MANCATA MEDAGLIA ITALIANA, OVVERO STORIA DI UN ASSURDO PARADOSSO BUROCRATICO


Lettera aperta ai quotidiani:

“Sono la nipote del Tenente Colonnello Manrico “Pippo” Ducceschi, già Allievo Ufficiale Alpino a Tarquinia, Comandante la Formazione partigiana XI Zona Patrioti ELN. Una delle più organizzate e combattive formazioni di Patrioti esistenti in Italia. Infatti, l'XI Zona Militare Patrioti è una delle poche Formazioni di Partigiani che annovera vittorie e non subisce sconfitte militari.

Il mancato riconoscimento da parte dello Stato Italiano di quei meriti che, al contrario, gli Alleati, ed in particolar modo gli U.S.A., hanno prontamente riconosciuto in mio zio, attribuendogli la Bronze Star medal, e’ sempre stato vissuto, dai suoi familiari in primis e da chi lo ha conosciuto in vita o tramite i libri che di lui hanno parlato, come una grossa ingiustizia.

Adesso, dopo tante promesse di autorità che, a vario titolo, si sono fatte via via portavoce dell’iniziativa di conferire un riconoscimento al Valor Militare per mio zio, sebbene senza però far mai seguire fatti alle promesse, mi sono attivata per una raccolta firme e di questo ringrazio di cuore i moltissimi, di qualsiasi fede politica essi fossero, che hanno sottoscritto l’iniziativa, facendo così emergere nei fatti l’apartitismo che mio zio propugnava tanto.

La sorpresa più grande, per me, è stato l’interessamento del Presidente della Repubblica e del suo staff. Nel massimo vertice dello Stato, infatti, ho incontrato la più grande attenzione nel prodigarsi per un felice esito della vicenda e questo mi ha così permesso di venire a conoscenza del reale motivo per cui la medaglia non è mai stata concessa finora e del grande paradosso che questo iter tiene in sé, lasciando anche loro sconcertati.

Poco dopo la morte di Manrico, la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva dato parere favorevole sia al riconoscimento per mio zio che a buona parte dei componenti l’XI Zona Patrioti che alla Formazione stessa trasmettendo le proposte all’Ufficio competente del Ministero Difesa-Esercito. Quest’ultimo, nella persona del Colonnello in s.S.M. Capo Ufficio Riccardo Rocca dichiarava: “A malgrado delle ricerche effettuate nella varia documentazione esistente presso quest’Ufficio, non è stato possibile trovare alcun riferimento ai fatti narrati nelle proposte.” Tuttavia prima di passare la pratica al Maresciallo d’Italia Messe, si chiedeva alle autorità militari competenti all’epoca di esprimere il loro parere. Dopo vari giri di carte per i vari Uffici del Ministero della Difesa, l’Ufficio di Gabinetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dichiarava tra l’altro, “Circa il brevetto della “Bronze Star”, che sarebbe stato rilasciato dagli Alleati al partigiano Ducceschi Manrico, nulla risulta agli atti di questa Presidenza.” E si arriva a una nota indirizzata al Ministro della Difesa, peraltro non firmata, in cui si sottolineano gli errori commessi dall’allora Reggente l’Ufficio Stralcio di Lucca, DE MARIA,  che si qualifica Capitano senza però che questi risulti realmente avere un grado militare, oltre a vari vizi procedurali da lui commessi vanificando così il procedimento.

Si giunge al 6 luglio 1961  e la Commissione Militare Consultiva Unica, preso atto della documentazione di cui sopra, emette un inevitabile quanto scontato parere contrario all’accoglimento.

Negli atti si vede anche piano piano scomparire il titolo militare per arrivare ad un semplice “Ducceschi” peraltro morto di malattia!

Dieci anni dopo, il Gen. di Div. Augusto Arias, in un appunto al Signor Ministro, solleva perplessità sulla Commissione competente per il procedimento che avrebbe dovuto essere quella Regionale e non quella Unica ma non viene considerato. E il verdetto resta negativo.
 
Adesso ho provato a integrare la documentazione mancante di allora per riaprire il procedimento alla luce della documentazione specifica che all’epoca non era stata rintracciata ma purtroppo questo esito della commissione è inappellabile e nemmeno il Presidente della Repubblica può intervenire.  Pertanto queste vie non sono più  percorribili ma resterebbe aperto, per la concessione della Medaglia al V.M., solo un intervento diretto del Ministro della Difesa.

In caso contrario, sarebbe ancora possibile soltanto la concessione di un ben minore riconoscimento italiano “al Valor Civile” oppure, ironia della sorte, attendere quando, prima o poi, nel corso dei vari revisionismi storici, saranno riviste le posizioni anche di chi in quel periodo mio zio ha combattuto per veder riaperta anche la sua pratica.

A questo punto, nasce questa lettera aperta affinché vi sia data massima divulgazione e, mobilitando l’opinione pubblica, sia possibile smuovere l’immobilismo burocratico dei vertici della Difesa, scrivendo una lettera al Ministro della Difesa affinché si levi alta la voce di chi condivide questa iniziativa o, con profonda tristezza, resterà un grande vuoto e  l’impossibilità oggettiva di poter colmare una situazione altamente ingiusta, dove uno dei migliori partigiani italiani e toscani si vede negare  un giusto riconoscimento malgrado abbia dato la sua vita per servire la Patria, evitando rappresaglie inutili, mettendo al primo posto l’onesta’ della sua Formazione e insegnando ai suoi uomini tutti quei valori sani per i quali, a distanza di oltre 60 anni dalla sua morte, è ancora da tutti ricordato e amato.”

                                                                          Laura Poggiani

domenica 18 settembre 2011

BEAU GESTE INTERNATIONAL

Com’è noto, il filmato da noi pubblicato nel quale l’ex Direttore dell’Istituto Storico affermava di aver ucciso, contravvenendo alle regole della Convenzione di Ginevra, alcuni prigionieri per ritorsione, ha fatto molto parlare ma adesso quel filmato ha varcato i confini nazionali. Il più importante motore di ricerca russo, infatti, ha linkato la nostra pagina contenente quel filmato. Solo curiosità o qualche parente dei soldati russi vittime di quell’azione?


sabato 17 settembre 2011

LA STRANA MORTE DI PIPPO

Sulla morte di Pippo si è ormai scritto tutto e il contrario di tutto. Eppure molti degli aspetti di quel tragico evento sono ancora avvolti nel mistero e sono poco  conosciuti. Ad esempio, non tutti sanno che il Comandante aveva già subito due attentati: un tentativo di avvelenamento prima ed una raffica di spari verso la sua auto allorquando si trovò a passare da Pescia. Ma chi poteva desiderare la morte del Comandante? Certo, nella vita di un Comandante partigiano costretto a decidere sulle più disparate situazioni, di nemici ve ne possono essere tanti, ma soprattutto alcuni di questi possono vestire le spoglie  di persone a lui molto vicine. E’ questo il caso, ad es., di Germano Darly detto “Trieste”. Invischiato in un traffico illecito di armi, approfittando della sua posizione in seno alla Formazione e soprattutto successivamente nella cooperativa di trasporti  “Scalba”, fu sin dall’inizio individuato dagli inquirenti come uno dei possibili colpevoli, anche a seguito di alcune esplicite minacce che il Darly aveva rivolto a Pippo una volta che gli  uomini della Formazione avevano scoperto i suoi traffici.

Ecco al riguardo un interessante articolo dell’epoca apparso su “La Nazione”.




Nessuno sa però cosa sia successo a Darly dopo questo avvenimento e, come è accaduto a molti altri uomini della Formazione, la sua persona sembra essere stata inghiottita dalle nebbie del tempo.

domenica 11 settembre 2011

UNA DATA SPECIALE

Oggi, 11 settembre, ricorre il compleanno di “Pippo” e siamo lieti di constatare, ancora una volta, malgrado gli anni trascorsi, quanto sia ancora vivo l’affetto per questa leggendaria figura.

Da “LA VOCE DI LUCCA” di oggi:


IL LEGGENDARIO PARTIGIANO PIPPO : Non fu tra gli Azzuri né tra i Rossi
Manrico Ducceschi, al quale la città di Lucca intitolò una strada vicino a casa mia, era conosciuto come il comandante Pippo.
La sua figura era diventata una leggenda. Numerose le sue imprese nella Resistenza. I nazifascisti trovarono in lui uno stratega insuperabile e quasi sempre furono sconfitti.

Se gli Alleati poterono superare senza grossi danni la Linea Gotica in Toscana, lo dovettero a Pippo e ai suoi partigiani. Era riuscito a infiltrarsi negli uffici siti a Borgo a Mozzano dove si trovavano le mappe di tutte le postazioni tedesche e le trasmise al Comando Alleato che così poté difendersi e passare lo sbarramento.

La sua formazione era così militarmente forte e organizzata che gli Alleati la aggregarono – vera eccezione – nelle loro operazioni successive, e i partigiani di Pippo presero parte, così, alla liberazione di tutte le città del Nord fino a Milano.

Gli Alleati riconobbero i suoi meriti e lo onorarono con una importante medaglia. Su Pippo ed i suoi valorosi partigiani troverete tutto su di un sito che la nipote Laura Poggiani sta curando per raccogliere la vasta documentazione che lo riguarda. Qui.

http://www.manricoducceschi.it/

Ma perché ne scrivo? Perché l’Italia non ha ancora concesso, a distanza di anni dalla sua morte, un riconoscimento a questa figura che tanta parte ha avuto nella storia della nostra Liberazione dalla tirannia.

Pippo aveva un principio a cui non ha mai inteso abiurare. Lo diceva ai suoi partigiani: «Nella nostra formazione non deve entrare mai la politica. Noi dobbiamo liberare l’Italia dalla tirannia». Così accadde, e Pippo non si schierò mai con alcuna formazione politica. Non fu tra gli Azzuri né tra i Rossi.

Bastavano le sue prodezze a dare significato alla sua scelta.
Ma questo rifiuto a schierarsi da una parte o dall’altra gli costò caro.

Finita la guerra, decise di vivere a Lucca, in una casa di fronte alla bella chiesa di San Michele, punto centrale e noto della città.
Visse in solitudine. Solo gli amici più cari si ricordavano di lui e andavano a trovarlo, ben conoscendo ciò che Pippo aveva fatto per l’Italia. Ma i partiti lo ignorarono. Gli fecero pagare a caro prezzo il suo mancato sostegno politico.
Divenne perfino un personaggio scomodo, sapeva troppe cose che dovevano restare segrete.

Un giorno fu trovato morto nella sua casa. Tutto lasciò intendere che si fosse impiccato. Una sorpresa, giacché chi l’aveva veduto la sera prima, lo aveva trovato del solito umore. Pippo non aveva alcuna ragione per uccidersi. Così ancora oggi la sua morte è avvolta dal mistero e da una cupa ombra:

Il 24 agosto 1948 Pippo deve recarsi a Roma ma al ritorno ha già preannunciato che denuncerà fatti e circostanze che offuscano l’operato di alcuni gruppi partigiani. Viene rinvenuto in casa, impiccato con la cintura dei propri pantaloni da alcuni componenti della Formazione a lui molto vicini, il giorno 26, e inizierà così il mistero relativo alla sua morte.

Sono trascorsi tanti anni. Chi dalle mie parti, ma anche nel mondo partigiano, sente il nome di Manrico “Pippo” Ducceschi, sa di avere a che fare con un eroe, con una leggenda.

Eppure a quest’uomo l’Italia non ha ancora tributato il giusto riconoscimento. La medaglia d’oro che merita.
Si è aperta da tempo una sottoscrizione perché lo Stato si scuota dal suo torpore e riconosca un suo eroe. Chi vuol firmarla, trova le indicazioni qui.

Spero che qualcuno del governo legga questa mia perorazione. È una vergogna che l’Italia ignori questo suo comandante e martire.
Se avrò occasione ne scriverò ancora, per sanare questa ingiustizia.

http://www.bartolomeodimonaco.it/

 


mercoledì 7 settembre 2011

L'ALTRA RESISTENZA

Ecco un'altro modo di interpretare la Resistenza:

lunedì 5 settembre 2011

TAGLI E RITAGLI DI GIORNALE


Chi ci segue da tempo sa che avevamo puntualmente segnalato, prima delle attuali polemiche, come nell'Istituto Storico della Resistenza di Lucca a direzione "Beau Geste", avevamo notato una gestione, per cosi' dire, "creativa" della documentazione: faldoni  impossibili da consultare perche' ritenuti dal Nostro "pericolosi", documenti stranamente incompleti...

Su IL TIRRENO del 3 settembre 2011, pagina 08 sezione Lucca, nelle dichiarazioni rilasciate dal nuovo Direttore dell'Istituto in oggetto, leggiamo:

 " (...) alcuni fatti inquietanti», prosegue Fulvetti che denuncia la sparizione di una parte del patrimonio librario e di tanti documenti che non risultano più nell’archivio. Mancano all’appello volumi dedicati a Don Aldo Mei, importanti fondi documentari, atti processuali e molti altri documenti che, come per magia, sembrano aver preso il volo, tanto che è stata sporta denuncia contro ignoti.
 Intanto il nuovo Cda ha provveduto ad inventariare, pur sommariamente, carte e documenti con l’obiettivo di recuperare il patrimonio storico dell’epoca. «Stiamo riscrivendo lo statuto - aggiunge Fulvetti - e ci stiamo adoperando per ottenere ulteriori lasciti affinchè l’istituto diventi luogo di cultura e di studio, accessibile a tutti. "

E' quello che tutti ci auguriamo.



giovedì 1 settembre 2011

UNA BELLA INIZIATIVA

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo quanto segue: