Da LA NAZIONE del 30.08.2012 cronaca di Pisa:
"CERIMONIA domani al Sostegno dei Navicelli a Porta a Mare. Verranno commemorati, come ogni anno, i bombardamenti del 31 agosto 1943 che coinvolsero tutta la città ed in particolare la zona della Stazione e di Porta a Mare. Il programma della mattinata prevede alle ore 11.30 la deposizione di una corona di alloro alla lapide che ricorda le vittime del bombardamento presso il Sostegno del Canale dei Navicelli in via di Porta a Mare. A seguire la santa messa presso la Chiesa di San Giovanni al Gatano in via Conte Fazio e la deposizione di una corona alla lapide posta all'interno della chiesa. Saranno presenti oltre al sindaco Marco Filippeschi le autorità cittadine ed i rappresentanti del Comitato provinciale dell'Anpi."
Una testimonianza particolare:
"MEMORIE del 31 agosto 1943. Storie, immagini e ricordi indelebili, tra i quali spesso realtà e leggenda si mescolano. Renato Mariani, pisano, aveva tre anni quando il bombardamento sventrò la città. Ma il racconto di quel giorno è ancora vivo. Come lo stupore per un episodio sul quale ancora si affollanno dubbi e interrogativi. Quasi un miracolo, difficile da digerire per chi come Renato si dichiara agnostico. Un miracolo che gli ha salvato la vita. E che adesso Renato Mariani prova a ricostruire riproponendo lo stesso appello che suo padre pubblicò sui giornali locali dopo il 2 settembre del 1944. «ABITAVAMO racconta in una villetta all'angolo tra via Regina Margherita (ora via Croce) e piazza Guerrazzi e quel 31 agosto stavamo festeggiando, ignorando la sirena, la cottura di due pani di farina bianca. C'erano i miei quattro nonni, mia madre e una bisnonna. Mentre le prime bombe scoppiavano sulla Stazione Centrale, si presentò alla porta una signora con un abito nero e un velo di pizzo, e disse a mia madre: Vai con tuo figlio sotto il marmo del tavolo di cucina e ti salverai'. Uno dei miei nonni afferrò per un braccio quella signora, e le disse: Rimanga con noi!' ma lei si divincolò. Terrorizzata mia madre si accovacciò sotto il tavolo della cucina e i miei nonni intorno per farmi scudo. Proprio in quel momento una bomba scoppiò sul camino della casa, che crollò. L'unica struttura che resistette fu un arco che per l'appunto era sopra il tavolo della cucina. Eravamo salvi, ma le bombe continuavano a cadere. Ci dirigemmo verso il ponte per ripararsi alle Piagge. Mentre i caccia alleati mitragliavano ovunque, mia madre cominciò a correre con me in braccio, ma inciampò e cadde. Un militare con un braccio fasciato e sanguinante, prima aiutò mia madre arialzarsi, poi mi raccolse e mi scaricò sotto gli alberi che oggi fanno ombra al bar Salvini. Quando arrivarono i miei familiari, il soldato era scomparso. Mio padre giunse con altri militari italiani nei pressi della villetta, pensò che fossimo rimasti sepolti sotto le macerie. Lo strano fu che non trovarono traccia nemmeno di quella signora vestita di nero. Dopo il 2 settembre 1944 mio padre fece un annuncio sui quotidiani per rintracciare la signora e il soldato e interessò anche le autorità ecclesiastiche. Niente. E dopo qualche giorno i giornali pubblicarono un annuncio simile per un episodio analogo accaduto alla stessa ora e nello stesso giorno, credo, a Pontedera. Ricorderò sempre conclude Mariani una frase del mio nonno ateo: Renatino, io l'ho presa per un braccio e sono sicuro che era di ciccia!'». Francesca Bianchi "
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