Grazie alla segnalazione dell’amica Anna Capecchi apprendiamo che su “La Repubblica” del 25 aprile 2007 - pagina 5 - sezione: FIRENZE - si leggeva il seguente articolo:
“In semiabbandono il cippo di Silvano Fedi
Le erbacce che lo nascondevano alla vista sono state tagliate, il fosso su cui guarda è ripulito, ma il cippo che ricorda il personaggio più popolare della resistenza pistoiese al nazifascismo appare in semiabbandono. La pietra è scura di polvere e terra, il vaso senza fiori è opaco e secco, tutta la stele appare in equilibrio precario poggiata com' è, quasi per caso, su due paracarri che hanno bisogno di cunei di pietra per impedire il crollo. E' la lapide con cui i compagni di lotta ricordarono l' uccisione di Silvano Fedi nel pomeriggio del 29 luglio del ' 44 nelle vicinanze di Pistoia, a Montechiaro sotto Vinacciano, in una imboscata tesagli dai tedeschi, forse su delazione di fascisti italiani. Lì accanto, sull' altro lato della strada, svetta il monumento di Umberto Bovi, dedicato a Fedi e realizzato nel ' 79 con una sottoscrizione pubblica promossa da un comitato voluto dall' Anpi di Bonelle. Il sole illumina le lame di metallo che si alzano al cielo, peccato che manchi una mano volenterosa a prendersi cura del cippo. Chi dovrebbe pensarci? Forse il comune di Serravalle, nella cui giurisdizione territoriale si trova oggi la lapide. O l' Anpi locale, peraltro già costretta a trasformare la sua testimonianza storica in volontariato caparbio e irriducibile. Ma è vero che, al di là delle competenze, sono il comune e tutta la comunità pistoiese che hanno un dovere di riconoscenza nei confronti di Silvano Fedi e di Giuseppe Giulietti, suo compagno nelle "squadre franche", anche lui ucciso a Montechiaro. Fedi, nato a Pistoia il 25 aprile del ' 20, organizzò la resistenza antifascista a partire dal ' 39, quando ancora era studente liceale. Denunciato per attività comunista dall' Ovra di Firenze, fu condannato al carcere dal Tribunale Speciale. Tornato a Pistoia, aderì al gruppo anarchico del Bottegone e fu riarrestato nel gennaio del ' 42. Il 26 luglio del ' 43, alla caduta del fascismo, andò ai cancelli della San Giorgio invitando gli operai a scioperare. Arrestato dai badogliani, fu liberato a furor di popolo. Da quel momento costituì la più importante formazione partigiana pistoiese: non andò in montagna, ma agì in città e nelle campagne. Insieme a contadini, operai, studenti ed ex soldati, penetrò quattro volte nella Fortezza per rifornire la sua squadra, e quelle comuniste e azioniste, di armi e viveri. Riuscì a liberare anche molti detenuti politici dalle carceri della città. Comunista libertario, divenne il volto più amato nella Pistoia del dopoguerra: a lui furono dedicati il corso principale, una scuola comunale e una piscina. Quel volto compare ancora, 63 anni dopo, nella foto che adorna la sua tomba nel cimitero della Vergine. Osservandolo, con quel suo sorriso così poco eroico, da giovane studente che insegue la sua vita, non si capisce perché a un uomo così non sia dedicata l' accuratezza degna dei ricordi più veri. - PIETRO JOZZELLI”
A distanza di un quinquennio ci chiediamo cosa, nel frattempo, sia stato fatto dalle autorità chiamate in causa. Chi ne avesse notizia, foto o documentazione da inviarci può farlo al seguente indirizzo: info@manricoducceschi.it e saremo ben lieti di pubblicarle.
A proposito di “dimenticanze” ricordiamo che anche la via dedicata al Comandante “Pippo” a Nave di Lucca continua ad essere anonima in quanto il cartello stradale divelto mesi fa nel corso di lavori non risulta ancora ripristinato.
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