mercoledì 24 agosto 2011

BUFERA SU BEAU GESTE



Grande scalpore sulla stampa di Lucca ha fatto il video pubblicato sul nostro sito e su YouTube dove il sig. Lilio Giannecchini faceva delle affermazioni alquanto inquietanti.


Da LA NAZIONE – LUCCA di martedì 23 agosto 2011, pag. 3

Giannecchini choc: <<Fucilai 80 tedeschi>>

NUOVA clamorosa bufera su Lilio Giannecchini, 87enne ex direttore dell'Istituto Storico della Resistenza della Provincia, sollevato dall'incarico tra mille polemiche nei mesi scorsi dopo il presunto dossier da lui annunciato contro l'ex sindaco di Barga Umberto Sereni che gli è costato un rinvio a giudizio per tentata violenza privata e violazione della legge sulla privacy. Mentre un comitato preme per riabilitare il vecchio partigiano Giannecchini (escluso anche dagli invitati per la festa del 25 Aprile) e restituirgli il suo incarico, salta fuori adesso il video di una vecchia intervista rilasciata dallo stesso Lilio Giannecchini a una tv straniera. Un documento choc nel quale l'ex direttore dell'Istituto Storico della Resistenza si vanta addirittura senza tanti giri di parole di aver fatto fucilare 80 prigionieri tedeschi a Genova. A sollevare sui giornali il caso, emerso sul sito dello Schermo.it, è in particolare l'ex sindaco Pietro Fazzi, che fornisce anche il link del filmato su Internet: www.manricoducceschi.it/PIPPO/images/beaugeste.wmv.  «MOLTI  sottolinea Pietro Fazzi  hanno commentato liberamente le dichiarazioni del cavalier Lilio Giannecchini, direttore dell'Istituto Storico della Resistenza della Provincia di Lucca nelle quali lo stesso ha confessato di aver dato ordine di passare per le armi ottanta prigionieri di guerra tedeschi. Credo che a questo punto, sarebbe il caso che chi ha deciso di escludere il cavalier Lilio Giannecchini dalle prossime manifestazioni per la Resistenza a causa di quanto da lui confessato nel filmato, agisse di conseguenza. Quindi, a mio avviso, la Provincia di Lucca dovrebbe consegnare il filmato alla Procura della Repubblica competente accompagnandolo con un esposto dettagliato sulla vicenda chiedendo di accertare lo stato dei fatti. Dovrebbe inoltre comunicare ufficialmente da subito l'intenzione della Provincia, nel caso che le dichiarazioni riferite risultassero fondate e veritiere, di costituirsi parte civile a fianco dei parenti degli ottanta prigionieri tedeschi».  ALL'EPOCA Lilio Giannecchini era vice-comandante della Brigata partigiana «Oreste», che operava in Liguria e in particolare si occupò di trattare la resa della divisione tedesca, comandata dal generale Ganter Von Mainhold. Di recente ha anche inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la quale protesta per la sua esclusione da tutte le manifestazioni commemorative legate alla Resistenza. «Sono uno degli ultimi partigiani viventi e uno degli ultimi sopravvissuti della guerra di Liberazione...  aveva scritto  Mi rivolgo a Lei, signor Presidente della Repubblica, quella stessa per la quale ho operato a costo della mia stessa vita, perché mi sia restituito il rispetto dovuto alla mia storia ed alla mia dignità. Resto in attesa di un riscontro, per me vitale». Paolo Pacini  Image: 20110823/foto/4602.jpg


Prosegue  Lo Schermo.it quotidiano online  del 24 agosto 2011

Prigionieri tedeschi giustiziati: la versione di Fulvetti, nuovo direttore dell'Istituto storico della Resistenza

24-08-2011 / Interviste / Nazareno Giusti

LUCCA, 24 agosto - Gianluca Fulvetti è il giovane storico lucchese nominato, alcuni mesi fa, direttore dell’Istituto della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Lucca al posto di Lilio Giannecchini. Lo avevamo sentito per parlare di un suo progetto per la riscoperta della figura di Augusto Mancini e di altri antifascisti lucchesi ingiustamente dimenticati, innanzitutto da quell'Istituto storico che avrebbe dovuto garantirne la memoria. Ma le clamorose rivelazioni delle ultime ore, emerse dai commenti dei lettori del LoSchermo.it - che hanno portato di fronte all'opinione pubblica il video shock in cui l'ex capo partigiano confessa la fucilazione di 80 prigionieri di guerra tedeschi - ci hanno imposto l'obbligo di pogli nuove domande in qualità di storico ma, sopratutto, nella sua veste di nuovo direttore dell'Istituto ed "erede" di Giannecchini. Un'eredità che si discosta dalla gestione precedente già sulla base di un progetto nato - prima delle polemiche sul presunto massacro dei prigionieri tedeschi - dalla consapevolezza di una grossa lacuna nella biblioteca dell'Istituto di cui si era già accorto assieme ai suoi collaboratori, all'indomani dell'insediamento. Adesso il giovane direttore, però, deve confrontarsi con il suo predecessore. Di fronte all'Italia che osserva, in queste calde giornate d'agosto, e alla Storia che reclama il suo tributo di verità.
“Sì, una cosa che ci è balzata subito agli occhi è stata l'assenza di studi e ricerche promossi dall'Istituto in questi anni che riguardassero la storia delle culture democratiche, repubblicane e antifasciste. Insomma, in questo Istituto si è studiato molto il fascismo, con un approccio molto 'interno' al regime e alle sue articolazioni, ma molto meno la sua attività repressiva e ancora meno chi in quelle repressioni è suo malgrado incorso”, dichiara Fulvetti a LoSchermo.it.
Questo a cosa era dovuto?
"A una gestione autoreferenziale dell'Istituto e ad un modo assai selettivo col quale si è studiato il passato".
Dopo oltre un ventennio di direzione dell'ex partigiano, lei, appena insediato, di fronte a che situazione si è trovato?
"Ci siamo trovati davanti ad una situazione assai complicata, determinata, oltre, dal cattivo stato dell'archivio e della biblioteca (privi entrambi di un compiuto integrale) dalla presenza di stranezze amministrative e di pesanti pendenze economiche. Ci risultano persino scomparsi alcuni fondi d’archivio. La condotta dell'Istituto avrebbe dovuto essere assai diversa. I pochi studiosi e collaboratori che hanno frequentato quelle stanze in questi anni hanno avuto solo l’interesse di pubblicare i propri studi, senza curarsi che l’Istituto tenesse appieno fede ai suoi doveri statutari, all’indispensabile pluralismo, e fosse realmente aperto e a disposizione della cittadinanza. Siamo però fiduciosi di riuscire, con tenacia e pazienza, a fare dell’Istituto della Resistenza una realtà culturale vivace, a disposizione di Lucca e di tutta la provincia, un luogo dove si possa fare ricerca e studiare il nostro passato, promuovendo in collaborazione con le altre realtà del territorio e con tutti gli enti locali una fattiva politica della memoria. Il fatti che già in questi pochi mesi siano stato numerose le persone venute ad iscriversi è un ottimo segnale". 
Professore, quindi, in molti sapevano del comportamento e della gestione dell'ex partigiano, perché allora nessuno ha protestato in tutti questi anni?
"Questo va chiesto a chi faceva parte del vecchio direttivo, senza dimenticare che sono stati i soci a eleggere quegli organi: questa è la democrazia. Io stesso ho più volte sottolineato all’ex-Presidente dell’Istituto comportamenti poco corretti dell’ex-Direttore, ma senza esito. E come me altre persone, studiosi e semplici cittadini. Diciamo che le vicende degli ultimi mesi hanno messo i soci – nella assemblea del 2 aprile scorso – di fronte alla necessità di eleggere nuovi organismi e voltare pagina".
Stranamente  il nome di Giannecchini appare ancora come direttore sul sito dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia...
"No, Giannecchini con l'Istituto non c'entra niente, è un problema di aggiornamento del sito nazionale. Lui si spaccia per direttore ma non lo è più, ha persino citato l'Istituto Storico in giudizio perché a suo dire la sospensione ricevuta dal vecchio Direttivo (a fine gennaio) non sarebbe stata regolare. Senza polemiche, ci siamo difesi in Tribunale  e il magistrato ci ha dato ragione.
A proposito: cosa pensa del video in cui confessa di aver fucilato 80 prigionieri tedeschi?
"Il mio giudizio è che va appurato se il fatto è accaduto o no. Si tratterebbe di un evento di notevoli proporzioni. Lo invito a raccontare meglio con più particolari il gesto, di cui dice, di esser stato responsabile. E se le cose stanno così come viene fuori dal video, è bene che si rechi alla Procura e compia tutti gli atti necessari e conseguenti a questa sua confessione".


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