Approfondendo la
curiosa questione del Museo già accennata precedentemente apprendiamo con
sconforto che, se da una parte si festeggiano quest’anno i 70 anni della
Liberazione, c’è chi ha preso molto alla lettera quest’ultima parola e così il
12 gennaio scorso, ha deciso di liberarsi definitivamente del Museo della
Liberazione. Costui altri non è che il Sindaco di Lucca Alessandro Tambellini,
laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Pisa, nonché Assessore alla
Cultura. Ma evidentemente allineato a coloro (ex Direttore dell’Istituto
Storico docet) che pensano che la Resistenza sia esclusivamente di una ben nota
matrice politica ed ha deciso pertanto di far cadere nell’oblio un Museo che
certo non manca di visitatori, lo stesso oblio che, per identico motivo, da
molti anni avvolge anche la figura del Comandante “Pippo”, dimenticato sin da
subito dalle istituzioni nazionali e successivamente anche da quelle locali.
Ad ogni modo, per amor
di cronaca e per completezza dell’informazione riportiamo la genesi della vicenda.
Da “La Gazzetta di
Lucca” del 13 gennaio 2015
Museo della Liberazione: vince
la politica?
di Silvia Toniolo
Una
caffetteria con un bookshop al posto del Museo della Liberazione? Una mossa del
sindaco nonché assessore alla cultura Tambellini per raggiungere, nell'ottica
di riqualificazione del Must, quel fatidico pareggio di bilancio o,
semplicemente, allergia al fazzoletto bianco?
I rapporti,
tesissimi, da sempre intercorsi tra la giunta di centrosinistra e
l'associazione Amici del Museo della Liberazione fanno propendere per la
seconda ipotesi. Quale sarebbe infatti il senso di sfrattare un angolo di
cultura, tanto importante, quanto lo è quello che offre l'Istituto storico
della Resistenza targato interamente “comune di Lucca”?
Nel 2014
hanno visitato il museo 15 mila persone, in soli 28 giorni. Dove sta quindi il
problema di Tambellini visto che, in questo momento, avrebbe ben altri vuoti da
colmare?
Tra l'altro
la delibera di giunta, del 30 dicembre, che revoca la convenzione è stata
pubblicata sull’albo pretorio, ma l'associazione non è ancora stata avvisata
dell'imminente sfratto.
“Lo abbiamo
saputo dalla stampa – dice, a nome dell'associazione, il direttore Andrea
Giannasi – Come ci muoviamo? Partiamo dal presupposto che, fino a quando il
comune non ci dirà nulla, rimarremo nelle nostre stanze. Non sappiamo tra
l'altro con chi dobbiamo parlare. Possiamo dire comunque che siamo a totale
disposizione del comune in maniera serena. Abbiamo da sempre messo al primo
posto dialogo e confronto".
"Se
siamo disposti ad andarcene? Si - risponde convinto - se arriverà la
comunicazione ufficiale. Ci saranno poi sei mesi di tempo”. Ma non sarà una
dipartita serena quella dell'associazione, dal momento che, se Tambellini
ordina lo sfratto, dovrà fare i conti con delle inadempienze certifcate. A
partire dal fatto che l'attuale amministrazione non avrebbe ancora dato,
all'associazione, l'agibilità che le spetta, secondo la convenzione stipulata
con Favilla".
“Il comune
non ha ottemperato alla convenzione fino ad oggi – spiega Giannasi – E' un
pasticcio gigantesco e sono convinto che appena la magistratura ci metterà le
mani bloccherà ogni cosa. Posso solo farmi portavoce del rammarico
dell'associazione perché questo è un museo che parla a tutti, che racconta la
guerra per costruire la pace senza bandiere”. L'amministrazione di
centrosinistra però, la quale pensa che la Resistenza l'abbiano fatta solo i
partigiani rossi, sarebbe, secondo quanto denunciato dalla stessa associazione
in questi anni, non solo venuta meno agli accordi, ma avrebbe, addirittura,
letteralmente ostacolato in tutti i modi l'attività del Museo.
“Politicamente
dà fastidio alla sinistra – spiega l'associazione - I motivi sono personali, di
gelosie. C'è dietro la storia personale di qualcuno che vorrebbe prendersi il
museo. E' un passaggio culturale orrendo, dittatoriale, è stalinismo puro”.
“Dove
porteremo le nostre collezioni? Ancora non lo sappiamo, sentiremo se qualche
Fondazione a Lucca è disposta ad ospitarci e, se non fosse possibile, chiediamo
a tutti i comuni della provincia se vogliono questo museo. Ci dev'essere un
comune disposto ad accoglierci. Altrimenti faremo richiesta a livello
nazionale”.
Successivamente da “Il Tirreno” del 14 aprile 2015
Liberazione, il museo va avanti da solo
Definiti orari e attività. «In futuro lo
affideremo agli studenti» di Barbara Antoni
Purtroppo, però,
abbiamo visto ieri come stanno le cose in realtà.
La Redazione
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