venerdì 17 gennaio 2014

CHE VERGOGNA!





Apprendiamo, non senza un vivo disappunto, da LA NAZIONE Cronaca di Lucca del 17 gennaio 2014 quanto segue:

 "UNA FIRMA. Semplicemente una firma di un dirigente comunale. Tanto basterebbe per aprire quella porta incredibilmente serrata da anni, un'offesa alla nostra memoria, nonostante una convenzione ventennale «chiavi in mano» sottoscritta nel maggio 2012 a favore dell'associazione Amici del Museo della Liberazione. Il risultato di una evidente e inspiegabile «non volontà» è che il Museo Storico della Liberazione a Palazzo Guinigi, in via S.Andrea proprio accanto alla torre alberata  migliaia di reperti donati dai privati, sale a tema, diorami  non può essere visitato da nessuno. Nemmeno nella ricorrenza del settantesimo anniversario della Resistenza, nemmeno se al Comune non costa un euro e neanche se, come ripete il direttore scientifico Andrea Giannasi, «noi siamo pronti». L'inghippo, almeno quello formale, è la mancanza di agibilità, lo stesso che avrebbe il museo Must che occupa i locali dello stesso Palazzo Mansi (al piano superiore) se il Comune non avesse ovviato, appunto, con la firma di un dirigente che si assume la responsabilità. Ma qui no. Perché? Qualche mese fa la commissione lavori pubblici, capitanata da Francesco Battistini, svolse un sopralluogo: avrebbe fatto risapere dopo 10 giorni. Silenzio totale.  POI È ARRIVATA un'altra commissione, quella di Lucca Civica. Ancora belle parole, grandi complimenti, possibilità, speranze, promesse. Niente. La logica sfugge, ma il direttore scientifico invita a far sì che i luoghi della memoria non diventino terreno di scontro. «Il nostro museo è pacifista, ogni diorama e ogni sala contengono elementi di condanna alla guerra  dice  . Non ci piace neanche quella senza armi. Cerchiamo solo il dialogo con l'amministrazione comunale, a cui vogliamo ricordare che noi ci siamo e siamo pronti». La prova del nove delle potenzialità dell'unico museo della Liberazione lucchese è avvenuta il 25 aprile scorso, quando le porte si aprirono e in sole 5 ore piovvero 800 visitatori. Giannasi ci fa da Cicerone nelle sale del museo nella sede che è di proprietà del Comune. Qui troviamo la manica della veste e le bende di Don Aldo Mei, gli antichi mortai, le armi, le lettere dai campi di concentramento, anche la prima copia del Notiziario Lucchese, l'unico giornale stampato dopo la Liberazione e il timbro del tipografo Giulio Angeli con il quale fu possibile falsificare i documenti che aiutarono la lotta partigiana.  E POI la sala con le uniformi americane, delle prime sigarette «Camel», delle lattine con gli spaghetti al sugo, le antesignane delle siringhe usa e getta, il primo macchinario ciclostile che stampò i manifesti a Lucca, la ricostruzione del campo di concentramento di Colle di Compito. Il museo, che nacque 25 anni fa grazie a Carlo Gabrielli Rosi, potrebbe aprire in orario continuato alcuni giorni la settimana, grazie al volontariato, senza chiedere neanche un euro al Comune. E ha un calendario di iniziative: il 7 febbraio ci sarà l'incontro con Erminia Licitri, ebrea italiana sopravvissuta allo sterminio della famiglia a Auschwitz. Basta una firma. Laura Sartini".




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