Una notizia sconvolgente che si commenta da sola:
da "il Giornale" del 4 febbraio 2012:
"La Germania della signora Merkel ha ottenuto di non risarcire le vittime delle stragi compiute dai nazisti in Italia durante la Seconda guerra mondiale. La Corte internazionale dell’Aia ha infatti annullato, su ricorso tedesco, le sentenze di condanna emesse dai tribunali militari italiani già rese definitive dalla nostra Cassazione. Non siamo esperti diritto internazionale, ma ci chiediamo in base a quale legge o norma si possa lasciare impunita la barbarie di aver sparato su civili inermi, la maggior parte dei quali anziani, donne e bambini. Ma ridurre la questione a un fatto di malagiustizia sarebbe riduttivo. La Corte dell’Aia è di fatto un organo politico, come tutti quelli dell’Onu di cui è diramazione. L’Onu è nata per essere un super governo del mondo, da subito si è dimostrata essere il centro di tutti gli intrighi, le malefatte e le arroganze dei padroni del momento, un carrozzone più pericoloso che inutile. In quel consesso arrogante i voti non si contano, si pesano. E la Germania ha fatto pesare il suo ritrovato ruolo di leader d’Europa. Vuole rimuovere, dimenticare di essere stata nazista, e questo non è un male. Ma non può pretendere di farlo sulla pelle di altri, perché altrimenti si pone sullo stesso piano di forza, supponenza e violenza dei gerarchi al servizio di Hitler. La Merkel ha preteso questa sentenza per l’onore della Germania, non le mancavano certo gli spiccioli per risarcire gli eredi delle vittime delle stragi. Ora serve che qualcuno difenda il nostro di onore, la memoria degli italiani morti innocenti. Che triste questo Occidente che si sta riempiendo la bocca con i diritti degli uomini e poi calpesta per interesse e ossequio politico i princìpi più elementari. Ho letto che il ministro degli Esteri Terzi ha intenzione di non fare cadere la questione. Ci contiamo, e la sua soluzione può essere solo una. Cioè che la Germania, può ancora farlo, esegua spontaneamente quanto stabilito dalle sentenze dei tribunali italiani. Altrimenti dovremmo dimostrare alla Merkel che non siamo il Paese degli Schettino. I modi non mancano."
Ricordiamo, allora un altro procedimento in atto che, con questa sentenza, rischia di non produrre alcun esito.
Da "Il Tirreno" del 14 dicembre 2011:
"Eccidio della Romagna, si chiede giustizia
Oggi tre Comuni, due Province e la Regione si costituiscono parte civile al tribunale militare
di Candida Virgone
PISA. Tre Comuni, due Province e la Regione, insieme all'Anpi e a otto cittadini, chiedono giustizia nonostante siano passati 67 anni dai fatti, fatti come tanti altri finiti nel dimenticatoio di quello che è stato definito «l'armadio della vergogna». Per l'eccidio della Romagna, si costituiscono parte civile, oggi pomeriggio, nell'udienza preliminre che si tiene al tribunale militare di Roma, i Comuni di San Giuliano e Vecchiano, per il territorio pisano, e di Massarosa, per la Lucchesia, e ancora le Province di Pisa e Lucca, la Regione Toscana e l'Anpi. Con loro uno dei testimoni diretti dei fatti, che risalgono all'agosto del 1944, e sette discendenti delle vittime del massacro, assistiti in questa loro battaglia legale dagli avvocati pisani Andrea Callaioli e Luigi Bimbi. A Molina di Quosa, infatti, nella località detta La Romagna, sulla strada che porta ai Quattro Venti, furono radunate trecento persone, fra cui donne e bambini, per una presunta rappresaglia su civili inermi dovuta alla sola segnalazione, da parte di repubblichini, della presunta presenza di partigiani della Brigata Nevilio Casarosa sui Monti Pisani. Parte di questa gente, donne e bambini, riuscirono a salvarsi; altri 69, 68 uomini e l'insegnante di lingue Livia Gereschi, 34 anni, figura di spicco della storia della Resistenza a Pisa, furono trucidati nelle campagne fra Pisa e Lucca l'11 agosto; mentre un altro centinaio dei rastrellati morì nei campi di lavoro per la costruzione della Linea Gotica e in campi di concentramento in Germania. A ridosso dei fatti un'inchiesta fu avviata dagli inglesi e dai carabinieri, ma non si arrivò mai all'individuazione dei responsabili e fu archiviata. È stato possibile riaprire questo terribile capitolo della storia locale grazie al Progetto Memoria portato avanti negli anni dal Comune di San Giuliano insieme all'università di Pisa. Si ricostruì che a dare l'ordine fu un maresciallo delle Ss, Josef Exner, classe 1911, di origine polacca, che all'epoca aveva 33 anni, ma che oggi compirebbe proprio un secolo. Per questo il pm del tribunale militare di Roma aveva chiesto una nuova archiviazione dei fatti relativi all'eccidio, sostenendo che la persona oggi potrebbe essere scomparsa, richiesta respinta dal gip Luca Massimo Baiada, il quale ha ritenuto invece di procedere, data, per il momento, l'assenza di prova di questa scomparsa e date le testimonianze raccolte. In altri casi, come ad esempio per Sant'Anna di Stezzema, è stato chiamato a rispondere in via risarcitoria lo stato tedesco, che ha in atto tuttora un ricorso alla Corte di giustizia europea. «L'armadio della vergogna», contenente 695 dossier su crimini di guerra commessi in Italia durante l'occupazione nazifascista (dalle Ardeatine a Marzabotto), fu scoperto per caso in uno sgabuzzino, con l'apertura rivolta contro il muro, solo nel 1994 dal procuratore militare Antonio Intelisano, che si stava occupanto del caso Priebke."
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