Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo il seguente scritto di Roberto Daghini.
Per quanto riguarda la vicenda del partigiano Agenore Dolfi alias ”Catena Vinio“ e della sua morte è emerso un documento inedito che fa almeno chiarezza su alcuni punti oscuri. Dal registro matricolare, sinora inedito, del carcere di Monsummano si possono infatti benissimo ricavare le date esatte della sua cattura a Montecatini, da chi fu preso e l’ordine e data del suo rilascio avvenuto per disposizione del procuratore di stato di Pistoia (Fraya Buffoni) .Altro punto fermo è che non fu liberato dai partigiani come qualcuno affermava ma dalle autorità. Il procuratore Buffoni sembra che facilitò anche la liberazione dei prigionieri delle carceri a Pistoiaad opera di Silvano Fedi e Licio Gelli . Altro mistero i registri matricolari del carcere di Pistoia, sono mancanti dei nomi degli arrestati a Pistoia da marzo 1944 al giugno dello stesso anno. Anche questo documento era firmato da Buffoni. Evidentemente non si voleva fare conoscere i nomi di alcune persone liberate , per la loro importanza o delicatezza. Mentre il Dolfi, come noto, venti giorni dopo la sua liberazione sparisce , eliminato dai suoi stessi compagni .Stessa sorte per Silvano Fedi caduto in un agguato a Montechiaro. Tutto questo sembra conferamre la teoria di Pistoia, città cospirativa e dai mille misteri, che forse resteranno tali per sempre.
Agenore Dolfi. (1900-1944), comunista di primo piano in Italia e all’estero, il 22 agosto 1943 rientrò a Pistoia dal confino,. Costretto a emigrare nel 1923 per la sua attività antifascista e conseguenti ritorsioni, quindi attivo con un ruolo rilevantissimo tra i fuoriusciti in Argentina, Spagna, Svizzera e Francia. Successivamente il Dolfi fu arrestato e consegnato ai tedeschi, da questi deportato nel SS Sonderlager Hinzert, nel maggio 1941, poi espulso verso l'Italia dove venne confinato alle Tremiti. In Toscana, la ripresa immediata dell'attività antifascista interna, lo vedrà protagonista del Pci pistoiese nell'autunno- inverno dove peraltro organizzò la liberazione dall’ospedale di Pistoia del patriota Giulio Bruschi. L’ attività cospirativa del Dolfi però non passò inosservata, fu pedinato e fermato. A tal riguardo il registro matricola del carcere di Monsummano dice chiaramente che fu arrestato da agenti della Questura il 7 gennaio 1944, pare durante una visita ad alcuni parenti a Montecatini Terme. Altre fonti lo indicano in cerca di persone da fare aderire alla resistenza. Sicuramente fu riconosciuto da alcuni fascisti locali e denunciato. Portato nelle carceri di Monsummano pare che le autorità giudiziarie di Monsummano e Montecatini abbiano tenuto nei suoi confronti un comportamento di riguardo. L’ordine di fermo fu comunicato il 23 gennaio 1944 dal Procuratore di Stato di Pistoia, Fraja Buffoni, ma, non risultando alcuna prova a suo carico, da questi il 23 marzo 1944 fu messo in libertà provvisoria. (ACM, (Archivio Comunale di Monsummano), Registro matricolare del Carcere Monsummano, anni 1940-1944, Matricola n.179)
Nei giorni successivi fece da staffetta in Emilia nella brigata Bozzi che nel mese di maggio era posizionata nel rifugio di “Pian della Rasa”. Nel mese di aprile 1944 misteriosamente scomparve. Fu fatta trapelare la voce che era stato catturato dai tedeschi durante una missione segreta e ucciso.
Agenore Dolfi. (1900-1944), comunista di primo piano in Italia e all’estero, il 22 agosto 1943 rientrò a Pistoia dal confino,. Costretto a emigrare nel 1923 per la sua attività antifascista e conseguenti ritorsioni, quindi attivo con un ruolo rilevantissimo tra i fuoriusciti in Argentina, Spagna, Svizzera e Francia. Successivamente il Dolfi fu arrestato e consegnato ai tedeschi, da questi deportato nel SS Sonderlager Hinzert, nel maggio 1941, poi espulso verso l'Italia dove venne confinato alle Tremiti. In Toscana, la ripresa immediata dell'attività antifascista interna, lo vedrà protagonista del Pci pistoiese nell'autunno- inverno dove peraltro organizzò la liberazione dall’ospedale di Pistoia del patriota Giulio Bruschi. L’ attività cospirativa del Dolfi però non passò inosservata, fu pedinato e fermato. A tal riguardo il registro matricola del carcere di Monsummano dice chiaramente che fu arrestato da agenti della Questura il 7 gennaio 1944, pare durante una visita ad alcuni parenti a Montecatini Terme. Altre fonti lo indicano in cerca di persone da fare aderire alla resistenza. Sicuramente fu riconosciuto da alcuni fascisti locali e denunciato. Portato nelle carceri di Monsummano pare che le autorità giudiziarie di Monsummano e Montecatini abbiano tenuto nei suoi confronti un comportamento di riguardo. L’ordine di fermo fu comunicato il 23 gennaio 1944 dal Procuratore di Stato di Pistoia, Fraja Buffoni, ma, non risultando alcuna prova a suo carico, da questi il 23 marzo 1944 fu messo in libertà provvisoria. (ACM, (Archivio Comunale di Monsummano), Registro matricolare del Carcere Monsummano, anni 1940-1944, Matricola n.179)
Nei giorni successivi fece da staffetta in Emilia nella brigata Bozzi che nel mese di maggio era posizionata nel rifugio di “Pian della Rasa”. Nel mese di aprile 1944 misteriosamente scomparve. Fu fatta trapelare la voce che era stato catturato dai tedeschi durante una missione segreta e ucciso.
La versione più attendibile è che sia stato eliminato dai suoi stessi compagni, (quattro secondo lo storico Risaliti) dai quali fu falsamente accusato di essersi appropriato dei denari della rapina al portavalori della SMI, avvenuta pochi mesi prima e che aveva fruttato la cifra ragguardevole di un milione e ottocentomila di lire. L’ordine sembra sia stato dato dall’ispettore militare per ragioni di contrasti politici.
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