Ieri, durante il bell’incontro, c’e’ stato anche chi
quell’incontro ha tentato, vanamente, di disturbarlo. Saremmo passati oltre se
non fosse che gli argomenti, sia pur espressi in modalità assai confusa, non
avessero platealmente obbligato gli astanti ad ascoltare ignorando persino le
voci corali che ingiungevano di lasciare il posto agli interventi altrui.
Allora, pur non entrando nel merito più del dovuto, ci
appare legittima una veloce replica. Come sa perfettamente chi ci segue da
tempo, l’organizzazione a cui appartiene il soggetto di cui si parla ha sempre impedito
in passato alla legittima nipote di Pippo di dire qualsiasi cosa agli
intervenuti, fosse anche un semplice saluto. L’organizzazione di cui si parla,
come ha anche ricordato ieri, ha rifatto la bandiera dell’XI Zona, con
caratteri d’oro, che facesse bell’esposizione di sé.. perché quella vera,
attualmente in consegna al Museo della Liberazione di Lucca, che ha l’asta spezzata
da un colpo di fucile durante una battaglia che la vedeva protagonista su un
campanile, appariva poca cosa e lasciava cosi’ passare il concetto che la
verita’ di una bandiera deve essere nascosta dalla patinatura di una verità
fittizia di un’altra che sarà anche più bella ma che niente ha a che fare con
la realtà di cui si sta parlando.
Inoltre la giornata di ieri era dedicata ai 70 anni dalla
scomparsa di Pippo e, non me ne vogliano gli altri, non all’XI Zona, che
saranno comunque ricordati in altri momenti e in altre sedi il prossimo mese.
Ma soprattutto vorremmo ricordare che Pippo era apartitico e
rifuggiva proprio da quell’apparato che questo disturbatore invece menzionava
con orgoglio: il partito, le organizzazioni sindacali, le gerarchie.
Cogliamo invece
l’occasione, ancora una volta, per ringraziare la fantastica organizzazione di
ANPI Montagna, peraltro più che legittimata ad organizzare questo evento in
zona di sua competenza, che ha permesso lo svolgimento di un ottimo momento di
studio e approfondimento con grande professionalità…professionalita’ che
dovrebbe imparare, a nostro avviso, anche chi si riempie la bocca con la parola
“democrazia” e poi impedisce agli altri di parlare, prima come ieri.
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