sabato 15 giugno 2013

PER I SENTIERI DELLA LIBERTA'

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo la bella iniziativa dell'ANPI di Lucca:


L'IDEALE REPUBBLICANO DAL PRIMO RISORGIMENTO ALLE REPUBBLICHE PARTIGIANE

Non sono in molti a conoscere l'origine del nome di battaglia del Comandante dell'XI Zona Patrioti, Manrico Ducceschi. Infatti il nick "Pippo", che faceva seguito al primo "Pontito", proveniva da una profonda ammirazione degli ideali repubblicani e mazziniani da parte del giovane Manrico che volle così denominarsi in ossequio al grande italiano Giuseppe "Pippo" Mazzini. In questo contesto diamo, pertanto, volentieri notizia di questa interessante iniziativa dell'ANPI di Lucca:

domenica 9 giugno 2013

PELLEGRINO BERNARDI "PIRRO"


Da LA NAZIONE di Pistoia del 9 giugno 2013:

"HA COMPIUTO 90 anni un personaggio abetonese conosciuto da tutti, Pellegrino Bernardi. Anche se recentemente ha subito una importante operazione chirurgica Pellegrino non ha perso il suo spirito di sempre: d'altra parte la sua vita potrebbe essere un romanzo. Nato nel 1923 viene richiamato nel Regio Esercito e inviato in Jugoslavia da dove torna avventurosamente all'indomani dell'armistizio. Con l'occupazione tedesca matura la sua scelta di campo e diventa partigiano raggiungendo la formazione del mitico comandante Pippo (Manrico Ducceschi) assumendo il nome di battaglia «Pirro». Il 17 novembre 1944 insieme al suo compagno inseparabile Alfredo Bonacchi detto «Feo» resta accerchiato dai tedeschi a Casa di Francia nei pressi di Pian degli Ontani: dopo aver quasi finito le munizioni riescono a sfuggire guadagnandosi un diploma di benemerenza da parte della 5ª Armata Usa. ALLA FINE della guerra torna al suo mestiere di boscaiolo e trascorre la sua vita dedicato al lavoro e alla famiglia, senza però mai dimenticare di essere presente alle commemorazioni ed ai ritrovi coi suoi vecchi compagni d'armi. «Un giorno andai a trovarlo e lo intervistai: non ci crederete ma la nostra intervista è diventata un'amicizia speciale; il suo aiuto per la ricostruzione storica del periodo bellico è stato fondamentale per me», dice Daniele Amicarella, responsabile della delegazione toscana dell'associazione Linea Gotica - Officina della Memoria. «NELLA NOSTRA rappresentazione del diorama vivente della Linea Gotica tenutasi recentemente a Fiumalbo abbiamo un attore che interpreta il partigiano Pirro' e racconta gli episodi del fronte dell'Abetone». «MA LA COSA più incredibile  aggiunge Daniele Amicarella  è stata quando Pellegrino ha conosciuto il suo ex-nemico Alessandro Motroni da Mantova: accadde quando stavo scrivendo il libro Quelli della San Marco - sul fronte dell'Abetone' pubblicato dalla casa editrice Mursia nel 2005. Alessandro era uno di loro, uno della Repubblica Sociale. Eppure hanno avuto un dialogo, un confronto sfociato in una amicizia che dura tuttora. Una lezione di vita indimenticabile». Pellegrino ha così festeggiato con familiari e amici e fra le telefonate di auguri c'è stata anche quella del suo ex-nemico.

IL PROCESSO ALLA BANDA CARITA'



Come è noto, poco prima della sua morte, il Comandante Pippo era stato a Firenze e doveva testimoniare sull'operato molto sportivo di alcuni partigiani. Alla luce di questa premessa appare molto interessante l'articolo pubblicato da LA NAZIONE di Lucca del 9 giugno 2013:

"E' UNA di quelle brutte pagine di storia che vorremmo cancellare e che ha visto Lucca protagonista in modo indiretto. Come era già capitato per altri giudizi di grande rilevanza nazionale, la città fu scelta come sede del processo alla terribile "Banda Carità" che niente aveva a che vedere con le opere pie e che, invece, aveva imperversato a Firenze prima e poi a Padova, dopo la costituzione della Repubblica di Salò. Proprio nel periodo più cruento della guerra mondiale, la necessità del ricostituito regime fascista di ricompattare le forze, dette origine a Reparti di Servizi Speciali che a Firenze furono ribattezzati «Banda Carità», che si contraddistinse per i suoi metodi barbari con cui usava estorcere le confessioni alle sue vittime, che prima di essere passati per le armi venivano torturati. Il processo ebbe un primo pronunciamento a Padova nell'immediato dopoguerra dove furono comminate diverse condanne a morte ed ergastoli ma quello che avrebbe, invece, dovuto svolgersi a Firenze fu spostato a Lucca per motivi di opportunità e sicurezza. Solo il 23 aprile 1951 presso la Corte d'Assise di Lucca furono processati 204 imputati, quasi tutti i componenti della Banda, tranne il capo e qualche latitante. Fu un processo veloce, che riportò la città all'attenzione delle cronache nazionali, suscitando sconcerto e indignazione nella cittadinanza per i crimini commessi dagli imputati, ma il clima politico era già cambiato e la guerra era ormai un ricordo. In un paese che stava riprendendosi velocemente, il perdono e la voglia di cancellare quei delitti orrendi, alleggerirono il peso delle responsabilità degli imputati che se la cavarono solo con pochi ergastoli, tante assoluzioni e qualche condanna a trent'anni per gli oltre ottanta capi di imputazione che erano stati attribuiti. E se Lucca ebbe la fortuna di essere risparmiata dalle atrocità della Banda, dovette comunque sopportare altre pene peggiori e pagare un bilancio molto pesante alla guerra. Paolo Bottari