martedì 23 ottobre 2012

BOTTA E RISPOSTA

Per dovere di cronaca riportiamo, da LA NAZIONE cronaca di Lucca, lo sviluppo della vicenda che ha visto per protagonisti il prof. Umberto Sereni e il sig. Lilio Giannecchini.

18.10.2012
E' STATO assolto dal giudice Annarumma perché il fatto non sussiste. Lilio Giannecchini, 87 anni ed ex direttore dell'Istituto Storico della Resistenza, ha vinto così la sua battaglia legale dopo che due anni fa era stato denunciato in Procura e al Garante della privacy dal professor Umberto Sereni e dopo che era stato richiesto per lui, a suo tempo, il rinvio a giudizio con l'accusa di tentata violenza privata e violazione della legge sulla privacy. A scatenare il putiferio era stata una lettera indirizzata da Giannecchini al Sereni con la quale lo metteva in guardia dal candidarsi sindaco di Lucca pena il rendere noto un dossier contro l'ex primo cittadino di Barga e il padre Bruno. Ma perché?  IL PROFESSORE universitario, di estrazione di centrosinistra, nel 2010 aveva espresso appunto l'intenzione di scendere in campo candidandosi a sindaco di Lucca e incassando fra l'altro il plauso di due politici che di sinistra avevano ben poco, ovvero Giuliana Baudone (ex An) e Maurizio Dinelli (ex Forza Italia). Questa insomma la pietra dello scandalo: Giannecchini infatti verso la fine di agosto del 2010 aveva inviato una lettera allo stesso Sereni informandolo che se avesse confermato le sue intenzioni e fosse sceso in campo per fare il sindaco, avrebbe tirato fuori un dossier contro lui e il padre. Materiali, a quanto pare, provenienti da un archivio statale. Nel dossier, in pratica, sarebbero emerse prove del fatto che il professore non sarebbe stato poi così antifascista come aveva sempre dichiarato di essere. Un'accusa che aveva già mandato su tutte le furie Sereni che al contrario ha sempre sostenuto in questi anni l'importanza della Resistenza al fascismo. Per questo la denuncia con l'annuncio di costituirsi parte civile presentando una richiesta di risarcimento danni di 100mila euro da devolvere, in caso di vittoria, a favore di un'istituzione culturale. Ieri invece la doccia fredda per Sereni che era in aula nel tribunale di Lucca. Soddisfatto Giannecchini, comandante partigiano e per 30 anni direttore dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea «incarico da cui è stato esautorato  afferma  sulla base di pretestuosi interventi giunti da più parti, utilizzando la notizia, pubblicata da fonti giornalistiche e televisive sull'avviso di garanzia ricevuto, di cui la sentenza odierna ha riconosciuto l'insussistenza». Dall'altra parte invece Sereni è amareggiato, ma intenzionato a ricorrere in appello.  «L'ESPERIENZA di questi anni  commenta a caldo  mi ha insegnato che le sentenze della magistratura vanno rispettate anche quando, come in questo caso, non sono gradite. Valuteremo le motivazioni della sentenza per decidere se ricorrere in appello. Da parte mia, quello che ho fatto lo rifarei: minacciato da una lettera come quella del signor Giannecchini, ricorrerei di nuovo alla magistratura. Credo comunque che al signor Giannecchini sia passata la voglia di mandare lettere di quel tipo». Cristiano Consorti “

21.10.2012
“ASSOLTO in tribunale dalle accuse di tentata violenza privata e violazione della legge sulla privacy, Lilio Giannecchini, ex direttore dell'Istituto storico della Resistenza, torna alla carica sulla vicenda delle carte contro il professor Umberto Sereni. «La violazione della legge sulla privacy  afferma  non può essere invocata dato che la "lettera incriminata" era inviata in forma privata al solo Sereni. Vedo citato impropriamente il termine "dossier", inteso in senso spregiativo come raccolta di notizie segrete. In realtà la lettera faceva riferimento a raccolte di articoli di giornale e altri documenti accessibili a tutti. Usare questo termine è una vera calunnia nei miei confronti. Rispetto il professor Sereni e le sue reazioni a caldo: tende ad adeguarsi al rispetto delle leggi. Ma colgo un'inesattezza nella impossibilità di un suo ricorso in appello contro la sentenza, competenza questa solo del pm».”


23.10.2012
“HA DECISO di tornare a parlare dopo la sentenza a lui avversa e dopo le parole di Lilio Giannecchini, suo «rivale» nel processo. Umberto Sereni, che aveva denunciato l'ex direttore dell'Istituto storico della Resistenza dopo che quest'ultimo aveva annunciato la volontà di render noto del materiale contro Sereni e il padre se si fosse candidato sindaco, contesta le precisazioni del Giannecchini stesso che spiegava come invece non si possa parlare di dossier. «Scrive che la lettera da lui inviata  dice Sereni  non può essere definita un dossier. Nessuno l'ha definita tale, ma io, e con me il pm dottor Fabio Origlio, abbiamo definito dossier il materiale che era allegato alla lettera ed al quale faceva esplicito riferimento. Si trattava di una raccolta di varia documentazione, protetto dalla legge sulla privacy». Sereni, a sostegno della sua tesi, ricorda il tono delle lettera: «Per il momento la documentazione rimane riservata e speriamo che lei termini il suo livore contro questo Istituto altrimenti abbiamo documentazioni che potranno nuocere alla sua persona». Infine il professor Sereni ripete quanto detto al termine del processo: «rispetto quella sentenza, ma dal momento che la considero ingiusta farò tutto quanto mi è consentito dalla legge perche sia riformata». “

domenica 21 ottobre 2012

ANCORA UN MISTERO: LA MORTE DI AGENORE DOLFI


Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo il seguente scritto di Roberto Daghini.
Per quanto riguarda la vicenda del partigiano Agenore Dolfi alias ”Catena Vinio“ e della sua morte è emerso un documento inedito che fa almeno chiarezza su alcuni punti oscuri. Dal registro matricolare, sinora inedito, del carcere di Monsummano si possono infatti benissimo ricavare le date esatte della sua cattura a Montecatini,  da chi fu preso e l’ordine e data del suo rilascio avvenuto per disposizione del procuratore di stato di Pistoia (Fraya Buffoni) .Altro punto fermo è che non fu liberato dai partigiani come qualcuno affermava ma dalle autorità. Il procuratore Buffoni  sembra che facilitò  anche la liberazione dei prigionieri delle carceri a Pistoiaad opera di Silvano Fedi e Licio Gelli . Altro mistero i registri matricolari del carcere di Pistoia, sono mancanti dei nomi degli arrestati a Pistoia da marzo 1944 al giugno dello stesso anno. Anche questo documento era firmato da Buffoni. Evidentemente non si voleva fare conoscere i nomi di alcune persone liberate , per la loro importanza o delicatezza. Mentre il Dolfi, come noto, venti giorni dopo la sua liberazione sparisce , eliminato dai suoi stessi compagni .Stessa sorte per Silvano Fedi caduto in un agguato a Montechiaro.   Tutto questo sembra conferamre la teoria di Pistoia, città  cospirativa e dai mille misteri, che forse resteranno tali per sempre.

Agenore Dolfi. (1900-1944), comunista di primo piano in Italia e all’estero, il 22 agosto 1943 rientrò a Pistoia dal confino,.  Costretto a emigrare nel 1923 per la sua attività antifascista e conseguenti ritorsioni, quindi attivo con un ruolo rilevantissimo tra i fuoriusciti in Argentina, Spagna, Svizzera e Francia. Successivamente il Dolfi fu arrestato e consegnato ai tedeschi, da questi deportato nel SS Sonderlager Hinzert, nel maggio 1941, poi espulso verso l'Italia dove venne confinato alle Tremiti. In Toscana, la ripresa immediata dell'attività antifascista interna, lo vedrà protagonista del Pci pistoiese nell'autunno- inverno dove peraltro organizzò la liberazione dall’ospedale di Pistoia del patriota Giulio Bruschi. L’ attività cospirativa del Dolfi però non passò inosservata, fu pedinato e fermato. A tal riguardo  il registro matricola del carcere di Monsummano dice chiaramente che fu arrestato  da agenti della Questura il   7 gennaio 1944, pare durante una visita ad alcuni parenti a Montecatini Terme. Altre fonti lo indicano in cerca di persone da fare aderire alla resistenza. Sicuramente fu riconosciuto  da alcuni fascisti locali e denunciato. Portato nelle carceri di Monsummano pare che  le autorità giudiziarie di Monsummano e Montecatini abbiano tenuto nei suoi confronti un comportamento  di riguardo. L’ordine di fermo fu comunicato il 23 gennaio 1944 dal Procuratore di Stato di Pistoia, Fraja Buffoni,  ma, non risultando alcuna prova a suo carico, da questi il 23 marzo 1944 fu messo in libertà provvisoria. (ACM, (Archivio Comunale di Monsummano), Registro matricolare del Carcere Monsummano, anni 1940-1944, Matricola n.179)

Nei giorni successivi fece da staffetta in Emilia  nella brigata Bozzi che nel mese di maggio era posizionata nel rifugio di “Pian della Rasa”. Nel mese di aprile 1944 misteriosamente scomparve. Fu fatta trapelare la voce che era stato catturato dai tedeschi durante una missione segreta  e ucciso.
La versione più attendibile è che sia stato eliminato dai suoi stessi compagni, (quattro secondo lo storico Risaliti)  dai quali fu falsamente accusato di essersi appropriato dei denari della rapina al portavalori della SMI,  avvenuta pochi mesi prima e che aveva fruttato la cifra ragguardevole di un milione e ottocentomila   di lire. L’ordine sembra sia stato dato dall’ispettore militare per ragioni di contrasti politici.

domenica 7 ottobre 2012

RINASCE IL MUSEO DELLA LIBERAZIONE DI LUCCA

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo:

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COMUNICATO STAMPA

Il Museo della Liberazione di Lucca rinasce per unire chi lavora per un’Italia migliore.


Il Museo Storico della Liberazione di Lucca, voluto dal Prof. Carlo Gabrielli Rosi e molti altri studiosi e reduci della provincia nel 1988, sta riprendendo vita dopo che la nuova direzione ha lanciato a metà agosto il progetto di rilancio e riapertura.
Compito del museo, dove sono esposti cimeli della seconda e della prima guerra mondiale, è quello di conservare la memoria di uomini come il Prof. Carlo Del Bianco che fu uno dei primi partigiani lucchesi e che nel settembre del 1943 condusse i propri studenti in Campaiana in Garfagnana pronti a ricostruire l’Italia. Oppure Manrico Ducceschi, il famoso comandante “Pippo” che con i partigiani dell’XI Zona giunse al momento della liberazione nell’aprile del 1945 fino a Milano. O ancora Don Aldo Mei e i tanti tantissimi martiri che hanno dato la propria vita per la nostra libertà.
E da questo slancio rinasce il museo che si apre al mondo intero dopo la pubblicazione del sito internet (
http://www.museodellaliberazionelucca.it/) e l’apertura di un profilo su Facebook.
Attraverso questi strumenti sono state pubblicate fotografie e filmati dove si vede Lucca nei giorni della Liberazione e gli alleati con i partigiani lucchesi. Sono già tantissime le email di persone da tutto il mondo che vogliono “vedere” il Museo. Per questo nelle prossime settimane sarà girato uno breve filmato per metterlo a disposizione dei molti che hanno visto passare la storia della seconda guerra mondiale da Lucca e la nostra provincia. Tra questi i Nisei (gli americani di origine nipponica) che il prossimo anno ricorderanno i 70 anni del loro arrivo in Italia. E Lucca fu tappa di preparazione silenziosa nel marzo del 1945 per l’ultimo e vincente attacco alla Linea Gotica. Insomma il Museo come crocevia di memoria internazionale: per questo la struttura parlerà anche l’inglese, il francese e il tedesco.
Ma il Museo sarà anche centro congressi ed eventi grazie alle collaborazioni già stipulate con importanti case editrici italiane e alcuni docenti di storia contemporanea.
Insomma il Museo della Liberazione Lucca rinasce seguendo le orme di coloro che negli alti ideali di libertà hanno dato la propria vita.
E come scrisse Piero Calamandrei “se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”.
Tra poche settimane sarà possibile trovare il moto costituzionale anche a Lucca al Museo della Liberazione che diventerà – questo è bene sottolinearlo con forza – il luogo della memoria per tutti quelli che lavorano con temi resistenziali. La Lucca libera e costituzionale acquista una nuova casa nel ricordo chi l’ha voluta con forza come il Prof. Carlo Gabrielli Rosi che non dimenticò mai la propria sofferta partecipazione alla guerra partigiana.
Il Museo della Liberazione di Lucca rinasce per unire chi lavora per un’Italia migliore.

Visita il sito internet:
http://www.museodellaliberazionelucca.it/  "




mercoledì 3 ottobre 2012

GERMANIA, VERGOGNATI!


Di questi giorni l'infelice ed incredibile decisione della procura di Stoccarda di non dare corso al procedimento contro i responsabili dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema.

Da "IL CORRIERE FIORENTINO.it" del 1° ottobre 2012:

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2012/1-ottobre-2012/procura-tedesca-archivia-inchiesta-strage-stazzema-2112050403210.shtml


Da "IL CORRIERE DELLA SERA.it" del 2 ottobre 2012:

http://www.corriere.it/cultura/12_ottobre_02/gasperetti-germania-niente-processo-aguzzini-stazzema_b70cba0c-0c76-11e2-a61b-cf706c012f27.shtml