martedì 11 dicembre 2012

UN GRANDE DOLORE

Apprendiamo con dolore e diamo notizia della scomparsa dell'Avv. Augusto MANCINI.

Uomo indipendente, molto colto, Mancini apparteneva a una delle famiglie più blasonate della città. Il nonno, che portava il suo stesso nome, era stato fino al 1948 docente di letteratura greca all’università di Pisa e fiero antifascista. Il padre era il famoso avvocato Natale Mancini, che fu anche presidente dell’Ordine lucchese.
Augusto Mancini era stato a lungo capo dell’ufficio legale della Cassa di Risparmio di Lucca e i dipendenti lo ricordano con stima.

L'Avv. MANCINI, avendo conosciuto Marico DUCCESCHI di persona, è stato tra i pochi che fattivamente ha dato una mano per cercare di far sì che venisse attribuito a "Pippo" quel riconoscimento dello Stato Italiano tuttora negato, rendendosi disponibile a raccogliere le firme e a dare preziosi consigli nati dalla sua grande esperienza professionale. E' stato un attento lettore del nostro sito ed anche l'umile ma preziosissimo ed efficace organizzatore del grande evento di presentazione del libro di Giorgio PETRACCHI a Lucca.

L'Avvocato si è spento domenica all'ospedale Campo di Marte all'età di 84 anni.
Il funerale si tiene stamani in forma privata alla cappella dell'obitorio.
Ci uniamo al condoglio di molti e in particolare della famiglia, i figli Silvia e Natale, per il grave lutto.

martedì 23 ottobre 2012

BOTTA E RISPOSTA

Per dovere di cronaca riportiamo, da LA NAZIONE cronaca di Lucca, lo sviluppo della vicenda che ha visto per protagonisti il prof. Umberto Sereni e il sig. Lilio Giannecchini.

18.10.2012
E' STATO assolto dal giudice Annarumma perché il fatto non sussiste. Lilio Giannecchini, 87 anni ed ex direttore dell'Istituto Storico della Resistenza, ha vinto così la sua battaglia legale dopo che due anni fa era stato denunciato in Procura e al Garante della privacy dal professor Umberto Sereni e dopo che era stato richiesto per lui, a suo tempo, il rinvio a giudizio con l'accusa di tentata violenza privata e violazione della legge sulla privacy. A scatenare il putiferio era stata una lettera indirizzata da Giannecchini al Sereni con la quale lo metteva in guardia dal candidarsi sindaco di Lucca pena il rendere noto un dossier contro l'ex primo cittadino di Barga e il padre Bruno. Ma perché?  IL PROFESSORE universitario, di estrazione di centrosinistra, nel 2010 aveva espresso appunto l'intenzione di scendere in campo candidandosi a sindaco di Lucca e incassando fra l'altro il plauso di due politici che di sinistra avevano ben poco, ovvero Giuliana Baudone (ex An) e Maurizio Dinelli (ex Forza Italia). Questa insomma la pietra dello scandalo: Giannecchini infatti verso la fine di agosto del 2010 aveva inviato una lettera allo stesso Sereni informandolo che se avesse confermato le sue intenzioni e fosse sceso in campo per fare il sindaco, avrebbe tirato fuori un dossier contro lui e il padre. Materiali, a quanto pare, provenienti da un archivio statale. Nel dossier, in pratica, sarebbero emerse prove del fatto che il professore non sarebbe stato poi così antifascista come aveva sempre dichiarato di essere. Un'accusa che aveva già mandato su tutte le furie Sereni che al contrario ha sempre sostenuto in questi anni l'importanza della Resistenza al fascismo. Per questo la denuncia con l'annuncio di costituirsi parte civile presentando una richiesta di risarcimento danni di 100mila euro da devolvere, in caso di vittoria, a favore di un'istituzione culturale. Ieri invece la doccia fredda per Sereni che era in aula nel tribunale di Lucca. Soddisfatto Giannecchini, comandante partigiano e per 30 anni direttore dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea «incarico da cui è stato esautorato  afferma  sulla base di pretestuosi interventi giunti da più parti, utilizzando la notizia, pubblicata da fonti giornalistiche e televisive sull'avviso di garanzia ricevuto, di cui la sentenza odierna ha riconosciuto l'insussistenza». Dall'altra parte invece Sereni è amareggiato, ma intenzionato a ricorrere in appello.  «L'ESPERIENZA di questi anni  commenta a caldo  mi ha insegnato che le sentenze della magistratura vanno rispettate anche quando, come in questo caso, non sono gradite. Valuteremo le motivazioni della sentenza per decidere se ricorrere in appello. Da parte mia, quello che ho fatto lo rifarei: minacciato da una lettera come quella del signor Giannecchini, ricorrerei di nuovo alla magistratura. Credo comunque che al signor Giannecchini sia passata la voglia di mandare lettere di quel tipo». Cristiano Consorti “

21.10.2012
“ASSOLTO in tribunale dalle accuse di tentata violenza privata e violazione della legge sulla privacy, Lilio Giannecchini, ex direttore dell'Istituto storico della Resistenza, torna alla carica sulla vicenda delle carte contro il professor Umberto Sereni. «La violazione della legge sulla privacy  afferma  non può essere invocata dato che la "lettera incriminata" era inviata in forma privata al solo Sereni. Vedo citato impropriamente il termine "dossier", inteso in senso spregiativo come raccolta di notizie segrete. In realtà la lettera faceva riferimento a raccolte di articoli di giornale e altri documenti accessibili a tutti. Usare questo termine è una vera calunnia nei miei confronti. Rispetto il professor Sereni e le sue reazioni a caldo: tende ad adeguarsi al rispetto delle leggi. Ma colgo un'inesattezza nella impossibilità di un suo ricorso in appello contro la sentenza, competenza questa solo del pm».”


23.10.2012
“HA DECISO di tornare a parlare dopo la sentenza a lui avversa e dopo le parole di Lilio Giannecchini, suo «rivale» nel processo. Umberto Sereni, che aveva denunciato l'ex direttore dell'Istituto storico della Resistenza dopo che quest'ultimo aveva annunciato la volontà di render noto del materiale contro Sereni e il padre se si fosse candidato sindaco, contesta le precisazioni del Giannecchini stesso che spiegava come invece non si possa parlare di dossier. «Scrive che la lettera da lui inviata  dice Sereni  non può essere definita un dossier. Nessuno l'ha definita tale, ma io, e con me il pm dottor Fabio Origlio, abbiamo definito dossier il materiale che era allegato alla lettera ed al quale faceva esplicito riferimento. Si trattava di una raccolta di varia documentazione, protetto dalla legge sulla privacy». Sereni, a sostegno della sua tesi, ricorda il tono delle lettera: «Per il momento la documentazione rimane riservata e speriamo che lei termini il suo livore contro questo Istituto altrimenti abbiamo documentazioni che potranno nuocere alla sua persona». Infine il professor Sereni ripete quanto detto al termine del processo: «rispetto quella sentenza, ma dal momento che la considero ingiusta farò tutto quanto mi è consentito dalla legge perche sia riformata». “

domenica 21 ottobre 2012

ANCORA UN MISTERO: LA MORTE DI AGENORE DOLFI


Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo il seguente scritto di Roberto Daghini.
Per quanto riguarda la vicenda del partigiano Agenore Dolfi alias ”Catena Vinio“ e della sua morte è emerso un documento inedito che fa almeno chiarezza su alcuni punti oscuri. Dal registro matricolare, sinora inedito, del carcere di Monsummano si possono infatti benissimo ricavare le date esatte della sua cattura a Montecatini,  da chi fu preso e l’ordine e data del suo rilascio avvenuto per disposizione del procuratore di stato di Pistoia (Fraya Buffoni) .Altro punto fermo è che non fu liberato dai partigiani come qualcuno affermava ma dalle autorità. Il procuratore Buffoni  sembra che facilitò  anche la liberazione dei prigionieri delle carceri a Pistoiaad opera di Silvano Fedi e Licio Gelli . Altro mistero i registri matricolari del carcere di Pistoia, sono mancanti dei nomi degli arrestati a Pistoia da marzo 1944 al giugno dello stesso anno. Anche questo documento era firmato da Buffoni. Evidentemente non si voleva fare conoscere i nomi di alcune persone liberate , per la loro importanza o delicatezza. Mentre il Dolfi, come noto, venti giorni dopo la sua liberazione sparisce , eliminato dai suoi stessi compagni .Stessa sorte per Silvano Fedi caduto in un agguato a Montechiaro.   Tutto questo sembra conferamre la teoria di Pistoia, città  cospirativa e dai mille misteri, che forse resteranno tali per sempre.

Agenore Dolfi. (1900-1944), comunista di primo piano in Italia e all’estero, il 22 agosto 1943 rientrò a Pistoia dal confino,.  Costretto a emigrare nel 1923 per la sua attività antifascista e conseguenti ritorsioni, quindi attivo con un ruolo rilevantissimo tra i fuoriusciti in Argentina, Spagna, Svizzera e Francia. Successivamente il Dolfi fu arrestato e consegnato ai tedeschi, da questi deportato nel SS Sonderlager Hinzert, nel maggio 1941, poi espulso verso l'Italia dove venne confinato alle Tremiti. In Toscana, la ripresa immediata dell'attività antifascista interna, lo vedrà protagonista del Pci pistoiese nell'autunno- inverno dove peraltro organizzò la liberazione dall’ospedale di Pistoia del patriota Giulio Bruschi. L’ attività cospirativa del Dolfi però non passò inosservata, fu pedinato e fermato. A tal riguardo  il registro matricola del carcere di Monsummano dice chiaramente che fu arrestato  da agenti della Questura il   7 gennaio 1944, pare durante una visita ad alcuni parenti a Montecatini Terme. Altre fonti lo indicano in cerca di persone da fare aderire alla resistenza. Sicuramente fu riconosciuto  da alcuni fascisti locali e denunciato. Portato nelle carceri di Monsummano pare che  le autorità giudiziarie di Monsummano e Montecatini abbiano tenuto nei suoi confronti un comportamento  di riguardo. L’ordine di fermo fu comunicato il 23 gennaio 1944 dal Procuratore di Stato di Pistoia, Fraja Buffoni,  ma, non risultando alcuna prova a suo carico, da questi il 23 marzo 1944 fu messo in libertà provvisoria. (ACM, (Archivio Comunale di Monsummano), Registro matricolare del Carcere Monsummano, anni 1940-1944, Matricola n.179)

Nei giorni successivi fece da staffetta in Emilia  nella brigata Bozzi che nel mese di maggio era posizionata nel rifugio di “Pian della Rasa”. Nel mese di aprile 1944 misteriosamente scomparve. Fu fatta trapelare la voce che era stato catturato dai tedeschi durante una missione segreta  e ucciso.
La versione più attendibile è che sia stato eliminato dai suoi stessi compagni, (quattro secondo lo storico Risaliti)  dai quali fu falsamente accusato di essersi appropriato dei denari della rapina al portavalori della SMI,  avvenuta pochi mesi prima e che aveva fruttato la cifra ragguardevole di un milione e ottocentomila   di lire. L’ordine sembra sia stato dato dall’ispettore militare per ragioni di contrasti politici.

domenica 7 ottobre 2012

RINASCE IL MUSEO DELLA LIBERAZIONE DI LUCCA

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo:

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COMUNICATO STAMPA

Il Museo della Liberazione di Lucca rinasce per unire chi lavora per un’Italia migliore.


Il Museo Storico della Liberazione di Lucca, voluto dal Prof. Carlo Gabrielli Rosi e molti altri studiosi e reduci della provincia nel 1988, sta riprendendo vita dopo che la nuova direzione ha lanciato a metà agosto il progetto di rilancio e riapertura.
Compito del museo, dove sono esposti cimeli della seconda e della prima guerra mondiale, è quello di conservare la memoria di uomini come il Prof. Carlo Del Bianco che fu uno dei primi partigiani lucchesi e che nel settembre del 1943 condusse i propri studenti in Campaiana in Garfagnana pronti a ricostruire l’Italia. Oppure Manrico Ducceschi, il famoso comandante “Pippo” che con i partigiani dell’XI Zona giunse al momento della liberazione nell’aprile del 1945 fino a Milano. O ancora Don Aldo Mei e i tanti tantissimi martiri che hanno dato la propria vita per la nostra libertà.
E da questo slancio rinasce il museo che si apre al mondo intero dopo la pubblicazione del sito internet (
http://www.museodellaliberazionelucca.it/) e l’apertura di un profilo su Facebook.
Attraverso questi strumenti sono state pubblicate fotografie e filmati dove si vede Lucca nei giorni della Liberazione e gli alleati con i partigiani lucchesi. Sono già tantissime le email di persone da tutto il mondo che vogliono “vedere” il Museo. Per questo nelle prossime settimane sarà girato uno breve filmato per metterlo a disposizione dei molti che hanno visto passare la storia della seconda guerra mondiale da Lucca e la nostra provincia. Tra questi i Nisei (gli americani di origine nipponica) che il prossimo anno ricorderanno i 70 anni del loro arrivo in Italia. E Lucca fu tappa di preparazione silenziosa nel marzo del 1945 per l’ultimo e vincente attacco alla Linea Gotica. Insomma il Museo come crocevia di memoria internazionale: per questo la struttura parlerà anche l’inglese, il francese e il tedesco.
Ma il Museo sarà anche centro congressi ed eventi grazie alle collaborazioni già stipulate con importanti case editrici italiane e alcuni docenti di storia contemporanea.
Insomma il Museo della Liberazione Lucca rinasce seguendo le orme di coloro che negli alti ideali di libertà hanno dato la propria vita.
E come scrisse Piero Calamandrei “se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”.
Tra poche settimane sarà possibile trovare il moto costituzionale anche a Lucca al Museo della Liberazione che diventerà – questo è bene sottolinearlo con forza – il luogo della memoria per tutti quelli che lavorano con temi resistenziali. La Lucca libera e costituzionale acquista una nuova casa nel ricordo chi l’ha voluta con forza come il Prof. Carlo Gabrielli Rosi che non dimenticò mai la propria sofferta partecipazione alla guerra partigiana.
Il Museo della Liberazione di Lucca rinasce per unire chi lavora per un’Italia migliore.

Visita il sito internet:
http://www.museodellaliberazionelucca.it/  "




mercoledì 3 ottobre 2012

GERMANIA, VERGOGNATI!


Di questi giorni l'infelice ed incredibile decisione della procura di Stoccarda di non dare corso al procedimento contro i responsabili dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema.

Da "IL CORRIERE FIORENTINO.it" del 1° ottobre 2012:

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2012/1-ottobre-2012/procura-tedesca-archivia-inchiesta-strage-stazzema-2112050403210.shtml


Da "IL CORRIERE DELLA SERA.it" del 2 ottobre 2012:

http://www.corriere.it/cultura/12_ottobre_02/gasperetti-germania-niente-processo-aguzzini-stazzema_b70cba0c-0c76-11e2-a61b-cf706c012f27.shtml

mercoledì 19 settembre 2012

QUALCHE PICCOLO BILANCIO




Quando nel 2005 fu aperto il sito dedicato a Pippo, l’esito dell’operazione appariva un po’ azzardato: si, certamente la memoria di Pippo poteva ancora essere presente in qualcuno, ma l’operazione di cancellazione dell’operato della Formazione era stato talmente capillare che un possibile risultato positivo appariva davvero incerto.
Dopo poco, pero’, i fatti dettero ragione a chi aveva creduto in questa operazione e cosi’ iniziarono i contatti, la visita alle pagine del sito prima e del forum poi, fino all’assetto attuale, con l’area riservata e il blog. Certo, pero’ nessuno avrebbe mai immaginato il grande interesse che la persona di Pippo avrebbe suscitato di li’ a poco a livello mondiale. Forse anche complice la segnalazione in inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese e giapponese in Wikipedia, hanno iniziato a visitare il sito sempre un numero crescente di ospiti stranieri, fino alla traduzione in cinese della pagina di Facebook dedicata alla Formazione. Allora vogliamo rendere partecipi anche i nostri lettori di quanto andiamo dicendo pubblicando le statistiche, Paese per Paese, al nostro sito per il periodo dal 2008 ad oggi.

domenica 16 settembre 2012

IL RITORNO DI IVAN



 
Venerdi 14 settembre 2012 a Cerasomma presso Villa Dogana si è svolta la presentazione, a cura del professor Umberto Sereni, del libro di memorie “Black Warriors. The Buffalo Soldier of the World War II ” scritto da Ivan J. Houston.

Una completa cronaca dell'evento la si può leggere al seguente indirizzo:

mercoledì 12 settembre 2012

BLACK WARRIORS IN LUCCHESIA




Ritornerà sui luoghi dove aveva combattuto, appena ventenne, dopo oltre sessant’anni. Sarà sicuramente un emozione forte per Ivan Houston, un ottantasettenne reduce afroamericano della Divisione “Buffalo”, che insieme alla famiglia  dal 12 al 17 settembre 2012 tornerà a Lucca,  in Valle del Serchio e Alta Versilia dove dal settembre del 1944 al maggio del 1945 prestò servizio come Sergente S-2 addetto al Comando  del III° Btg/370^ R.C.T. della 92° “Bufalo”Division.

venerdì 7 settembre 2012

MISTERI PISTOIESI

Riceviamo e volentieri pubblichiamo di seguito il contributo di Roberto Daghini.




Con la l’anniversario della liberazione di Pistoia non è possibile non pensare ai numerosi misteri che ancora oggi non trovano risposta.

A differenza delle altre città toscane, a Pistoia dai primi anni trenta alla caduta del fascismo gli antifascisti locali godettero di una relativa libertà. Questa fu possibile per la natura stessa della città, dove i fascisti e antifascisti vivevano in simbiosi anche nelle stesse famiglie.    
Questo clima di quieto vivere continuò con la caduta del fascismo   e l’occupazione,  a tal scopo fu stipulata un intesa non scritta, in cui gli antifascisti furono lasciati liberi di agire in cambio di evitare scontri sanguinosi e epurazioni a fine guerra. (ciò è poi effettivamente avvenuto) A quest’ intesa aderì la direzione del PCI stalinista no gli anarchici, gli azionisti di Manrico Ducceschi e la componente comunista Troskista di Agenore Dolfi. 

Durante la resistenza non è chiaro l’assalto alle carceri di Pistoia,  di cui ancora oggi non si conoscono tutti i nomi dei liberati da Silvano Fedi e Licio Gelli.  Questo perchè  alcune pagine del registro matricolare risultano mancanti,   tolte perché non si conoscesse  chi era stato imprigionato e poi liberato.

Altro mistero l’uccisione di Agenore Dolfi forse ucciso da partigiani avversi perché non in linea con l’ideologia staliniana .

L’eliminazione  del vice questore Scripelliti  ucciso probabilmente da  partigiani perché non rivelasse i nomi dei collaboratori della Questura ex fascisti  passati nelle file della resistenza.

L’agguato a Silvano Fedi che quasi sicuramente si doveva incontrare a Montechiaro con qualche persona molto importante.


A liberazione avvenuta  il fallito attentato a Italo Carobbi progettato  nella montagna pistoiese nel dicembre 1945. 

La sparizione del primo verbale del CLN redatto a Campiglio , nascosto dentro una bottiglia di vetro.

La denuncia da parte di un partigiano della Formazione Bozzi di un progetto di assalto alla sede ANPI  pistoiese a fine del 1945.

Il successivo processo intentato a due carabinieri si concluse con l’assoluzione di questi.

Presunti vagoni di banconote o di oro  scomparsi, persone tra cui anche appartenenti alle forze partigiane che si sono improvvisamente arricchiti con una serie di rapine alle banche locali e di altri caduti in disgrazia o scomparsi. 


In ultimo i misteri sul dopoguerra di Manrico Ducceschi lasciato solo e l’oblio in cui è caduto, dopo la sua morte e non in ultimo la vicenda della sua mancata attribuzione di una medaglia al valore. 


A mio parere la conoscenza di alcuni di questi misteri aiuterebbe a capire molti avvenimenti accaduti negli anni a seguire del dopoguerra,  per questo motivo non  è escluso che  sapremo poco o nulla.  

                                                                                               Roberto Daghini





sabato 1 settembre 2012

COMMEMORAZIONE 68° ANNIVERSARIO DELL'ECCIDIO DELLA FARNETA





Da LA NAZIONE cronaca di Lucca del 1° settembre 2012:

"DOMANI alle 10.30 nella Chiesa di Farneta sarà celebrata la Santa Messa in suffragio delle vittime dell'eccidio di cui in questo anno ricorre il 68° anniversario. Di seguito sono previsti gli interventi del sindaco Alessandro Tambellini e del presidente della Provincia, Stefano Baccelli. Sarà poi la volta di Carlo Giuntoli dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea e dello storico Paolo Buchignani." 

giovedì 30 agosto 2012

COMMEMORAZIONE DEL BOMBARDAMENTO DI PISA




Da LA NAZIONE del 30.08.2012 cronaca di Pisa:

"CERIMONIA domani al Sostegno dei Navicelli a Porta a Mare. Verranno commemorati, come ogni anno, i bombardamenti del 31 agosto 1943 che coinvolsero tutta la città ed in particolare la zona della Stazione e di Porta a Mare. Il programma della mattinata prevede alle ore 11.30 la deposizione di una corona di alloro alla lapide che ricorda le vittime del bombardamento presso il Sostegno del Canale dei Navicelli in via di Porta a Mare. A seguire la santa messa presso la Chiesa di San Giovanni al Gatano in via Conte Fazio e la deposizione di una corona alla lapide posta all'interno della chiesa. Saranno presenti oltre al sindaco Marco Filippeschi le autorità cittadine ed i rappresentanti del Comitato provinciale dell'Anpi."

Una testimonianza particolare:

"MEMORIE del 31 agosto 1943. Storie, immagini e ricordi indelebili, tra i quali spesso realtà e leggenda si mescolano. Renato Mariani, pisano, aveva tre anni quando il bombardamento sventrò la città. Ma il racconto di quel giorno è ancora vivo. Come lo stupore per un episodio sul quale ancora si affollanno dubbi e interrogativi. Quasi un miracolo, difficile da digerire per chi come Renato si dichiara agnostico. Un miracolo che gli ha salvato la vita. E che adesso Renato Mariani prova a ricostruire riproponendo lo stesso appello che suo padre pubblicò sui giornali locali dopo il 2 settembre del 1944. «ABITAVAMO  racconta  in una villetta all'angolo tra via Regina Margherita (ora via Croce) e piazza Guerrazzi e quel 31 agosto stavamo festeggiando, ignorando la sirena, la cottura di due pani di farina bianca. C'erano i miei quattro nonni, mia madre e una bisnonna. Mentre le prime bombe scoppiavano sulla Stazione Centrale, si presentò alla porta una signora con un abito nero e un velo di pizzo, e disse a mia madre: Vai con tuo figlio sotto il marmo del tavolo di cucina e ti salverai'. Uno dei miei nonni afferrò per un braccio quella signora, e le disse: Rimanga con noi!' ma lei si divincolò. Terrorizzata mia madre si accovacciò sotto il tavolo della cucina e i miei nonni intorno per farmi scudo. Proprio in quel momento una bomba scoppiò sul camino della casa, che crollò. L'unica struttura che resistette fu un arco che per l'appunto era sopra il tavolo della cucina. Eravamo salvi, ma le bombe continuavano a cadere. Ci dirigemmo verso il ponte per ripararsi alle Piagge. Mentre i caccia alleati mitragliavano ovunque, mia madre cominciò a correre con me in braccio, ma inciampò e cadde. Un militare con un braccio fasciato e sanguinante, prima aiutò mia madre arialzarsi, poi mi raccolse e mi scaricò sotto gli alberi che oggi fanno ombra al bar Salvini. Quando arrivarono i miei familiari, il soldato era scomparso. Mio padre giunse con altri militari italiani nei pressi della villetta, pensò che fossimo rimasti sepolti sotto le macerie. Lo strano fu che non trovarono traccia nemmeno di quella signora vestita di nero. Dopo il 2 settembre 1944 mio padre fece un annuncio sui quotidiani per rintracciare la signora e il soldato e interessò anche le autorità ecclesiastiche. Niente. E dopo qualche giorno i giornali pubblicarono un annuncio simile per un episodio analogo accaduto alla stessa ora e nello stesso giorno, credo, a Pontedera. Ricorderò sempre  conclude Mariani  una frase del mio nonno ateo: Renatino, io l'ho presa per un braccio e sono sicuro che era di ciccia!'». Francesca Bianchi "

mercoledì 29 agosto 2012

IN RICORDO DEL "GRUPPO VALANGA"




Ricorre oggi l'anniversario della battaglia che vide il sacrificio del "Gruppo Valanga".
In località Piglionico, nel Comune di Molazzana (LU), si trova una lapide in ricordo.



il 29 agosto 1944
per la redenzione della patria
diciotto suoi figli
fieri come queste montagne
cadevano combattendo contro il fascista e il tedesco
avendo sulle labbra i nomi sacri
di mamma e di libertà

i giovani delle generazioni avvenire
salgano qua per ritemprare i muscoli
ma più ancora il cuore e la mente
nelle virtù eterne

---

agli eroici partigiani del gruppo "valanga" il partito comunista italiano di lucca nel primo annuale

morti
PUCCETTI LEANDRO da gallicano
BRUNI ETTORE da gaggio di castel.co emilia
RUSTICELLI ALDO da bologna
DAVINI MARIO da s. m. del giudice (lucca)
BUCCI SERGIO da roma
BERGAMINI EDOARDO da bonporto (modena)
SASSI RENZO da castel.vo rangone (modena)
BORSI REMO da malalbergo (bologna)
TOGNOLI FERRUGGIO da malalbergo (bologna)
PIERANTONI WALTER da bologna
CIPRIANI PASQUALE da vergemoli
BERTONI MARIO da alpe di s. antonio (molazzana)
PIERONI LAURO da brucciano (molazzana)
VENTURELLI MARIO da brucciano (molazzana)
BORRO GIOVANNI domic. a sassi (molazzana)
FRANCESCO detto IL NAPOLETANO da albanova (napoli)
PUCCETTI GABRIELE da gallicano
LORENZONI RENATO da anzola d'emilia (bologna)

dispersi
CASINI ALBERTO da scandiano (r. emilia)
OLIVIERI RUBENS da zocca di modena

martedì 28 agosto 2012

UOMINI E FATTI DELLA FORMAZIONE: "CEFAS"




"Se avessi saputo che mi avresti portato via la figlia, invece di curarti avrei preso il fucile". Queste le parole scherzose rivolte dal suocero a Salvatore Culotta, il partigiano "Cefas", che, ammalato di broncopolmonite, trovò rifugio in una delle famiglie più in vista di Tiglio (Lucca), dove venne generosamente curato nonostante i rischi che comportava nascondere un partigiano, e dove trovò l'amore. Lui e la figlia del suo ospite, Vera, pur essendo entrambi sentimentalmente impegnati, capirono subito che qualcosa di speciale sorgeva tra loro, e a guerra finita, entrambi interruppero i loro legami e decisero di sposarsi e di andare a vivere in Sicilia.
La vita di Salvatore Culotta, nato il 30 ottobre 1920 e morto il 16 febbraio 1989 a Cefalù, è una vita "da film".Era marinaio a La Spezia alla data dell'armistizio (1943), e spostandosi verso sud decise di aggregarsi in Toscana ai gruppi partigiani della Garfagnana guidati dal comandante "Ernesto".
Col nome di battaglia di "Cefas", scelto in omaggio al suo paese d'origine, partecipò a varie azioni militari. La ferocia dei tedeschi durante la ritirata creava odio nelle popolazioni, che manifestavano invece grande solidarietà nei confronti dei partigiani. Cefas viene ricordato come commilitone da Lindano Zanchi , vicecomandante di Manrico "Pippo" Ducceschi della XI formazione operante nella zona dell'altopiano delle Pizzorne, valle della Pescia, vallata della Lima, Garfagnana, Alpi Apuane nella loro parte meridionale:
"Era fra noi un siciliano ed era Cefas (Salvatore di Cefalù)"
Zanchi riferisce delle azioni militari a cui partecipò Cefas, che viene indicato con l'appellativo di "il Siciliano". Una è la liberazione di Molazzana:
"Arrivati in paese, senza incontrare resistenza, feci disporre le postazioni dei Bren e detti ordine agli altri “ragazzi”, armati di fucili semiautomatici, di coprirci mentre con altri due compagni, il Siciliano, e, forse, Ulisse Lena mi avviai su per il castagneto che sovrasta l’abitato. Giunti in cima ci mettemmo a osservare attentamente il luogo, al cui centro erano campi coltivati e sulla nostra parte una casa colonica in disuso.
Il Siciliano entrò nei campi, recintati da una siepe di pruni, da dietro la casa; e nello stesso momento mi accorsi che, una fila di elmetti tedeschi si stagliava oltre e a filo dell’altezza della siepe aldilà del campo coltivato che lo recintava. I tedeschi erano seduti al bordo del castagneto adiacente, ma posti più indietro. Cercai di richiamare l’attenzione del Siciliano, il quale intento a guardare altrove, non si era reso conto del pericolo. Vedendo muoversi alcuni dei tedeschi, mi accingevo a sparare con il Bren che s’ inceppò.
Fortunatamente il mio compagno sentì qualche rumore, si girò, mi vide allarmato e in posizione di sparo cosicchè capì immediatamente la situazione e, al mio cenno, ci segui. Tutti insieme: il Siciliano, Ulisse ed io ci buttammo giù per il castagneto dal quale eravamo saliti e, appena fummo fuori pericolo, quasi all’asfalto della strada, i nostri compagni, avvistati i tedeschi, cominciarono a sparare riuscendo a coprirci. I tedeschi si ritirarono e si ripiombò nel silenzio. Trascorsi una ventina di minuti tornammo sul poggio; non c’era più nessuno. Nel breve giro di mezz’ora circa, cominciò un fitto tiro di mortai. Non avemmo nè morti nè feriti e restammo a Molazzana ancora in attesa di notizie.
Di lì a pochi giorni, il comando ci richiamò per lasciare il posto ai locali partigiani "
Cefas è presente anche alla battaglia di Sommacolonia:
"La notte della vigilia di Natale fummo riportati a Barga con camionette dell’OSS perché era iniziata la battaglia su a Sommocolonia ...Ricordo che incontrai Cefas e che salii al piano di sopra da dove si vedevano i tiri di partenza delle cannonate e i proiettili traccianti che colpivano il paese.
Il mio gruppo era composto da sette o otto uomini di cui sicuramente ricordo Ulisse Lena e il Siciliano (Cefas)".
Aveva combattuto con coraggio facendo una scelta di libertà, Salvatore Culotta. Ma non amava ricordare quei tempi. A chi gli chiedeva qualcosa, rispondeva che l'unica cosa che voleva ricordare era la cosa più bella che gli era successa, l'aver trovato la compagna della sua vita.

(grazie alla figlia Sara per il contributo dato alla ricostruzione)

Angela Diana Di Francesca

per la pubblicazione sul web e in cartaceo citare la fonte, grazie

pubblicato su "Espero"

FONTE: http://digilander.libero.it/angeladiana/salvatoreculotta.html

venerdì 24 agosto 2012

24 AGOSTO

Oggi ricorre l'anniversario della morte di "Pippo". Ringraziamo la Redazione di Lucca del quotidiano IL TIRRENO che il 22.08.2012 ha dato ampio spazio all'articolo che ricostruisce le inchieste sulla morte del Comandante.






lunedì 20 agosto 2012

MANRICO DUCCESCHI, FU OMICIDIO? - MANRICO DUCCESCHI, WAS IT MURDER?



Correva l’anno 1948, un anno complicato sia perché la guerra era finita da poco tempo, sia perché l’assetto politico appariva instabile e non certo privo di pericoli. Dopo le elezioni politiche di aprile e l’attentato a Togliatti di Luglio, il clima divenne addirittura incandescente e le formazioni partigiane della Toscana, soprattutto quelle lungo la Linea Gotica, tornarono nuovamente in allerta sia pure con motivazioni diverse. La formazione dell’XI Zona, ad esempio si aspettava un “pericolo rosso” che dall’Emilia avrebbe potuto compattarsi con formazioni analoghe in Toscana ed essendo ancora in stretto contatto con gli americani, questa situazione era monitorata con crescente preoccupazione. D’altro canto, non meno allarmante era la constatazione che, contemporaneamente, un sempre maggior numero di fascisti venivano arruolati nelle file dei servizi segreti occidentali, fascisti che fino al giorno prima le formazioni partigiane avevano strenuamente combattuto.
In questo contesto la mattina del 26 agosto 1948, fu rinvenuto cadavere nella sua casa di Lucca il Comandante partigiano Manrico “Pippo” Ducceschi. Alle ore 14 di quel giorno infatti, i più stretti collaboratori di “Pippo” ossia Giuliano Brancolini, Mario De Maria e Enrico Giannini si presentarono  al Comando Guardie di P.S. per denunciarne la morte e successivamente gli inquirenti, recatisi sul posto, dopo i sopralluoghi di rito, decisero di procedere con l’autopsia. Questa, eseguita il giorno seguente, metteva in rilievo come la morte risalisse al giorno 24 e che fosse compatibile con l’asfissia per impiccagione. Se da un lato, però, le indagini sembravano preponderare per l’ipotesi di un suicidio, dall’altro risultavano falsate dalla mancata acquisizione agli atti dell’Autorità Giudiziaria dell’archivio rinvenuto ben nascosto in casa di “Pippo”  inviato in forma riservata direttamente al Ministero dell’Interno. Da una nota dei servizi segreti si legge addirittura che all’Autorità Giudiziaria “vennero solo trasmessi documenti privati atti a far meglio risaltare che il DUCCESCHI si era effettivamente suicidato”. Malgrado ciò l’inchiesta portò all’individuazione, proprio nei più stretti esponenti od ex esponenti della formazione, di possibili responsabili fino addirittura  al  fermo del segretario di “Pippo”, nonché suo vicino di casa, Franco Caramelli che fu poi rilasciato in mancanza di prove inconfutabili di omicidio.
Per molti, anche storici, la vicenda della morte di “Pippo” si conclude qui ignorando o omettendo gli sviluppi successivi. L’inchiesta infatti non si esaurisce a quei lontani anni ma riprende, con maggior vigore, allorquando, negli anni ’70 gli inquirenti, su segnalazione di un carabiniere di Castelnuovo Garfagnana, riapriranno l’inchiesta per omicidio indagando, prevalentemente, sulla traccia, già evidenziata ma non percorsa nella prima indagine, della pista slavo/comunista.  L’indagine, stavolta darà vita a un processo per omicidio che però porterà alle stesse conclusioni dell’inchiesta precedente ossia che non vi sono prove certe di omicidio. 
Si potrebbe pensare che a questo punto che la storia sulla morte di “Pippo” si esaurisca qui ma, come in ogni buon giallo, ecco il colpo di scena. Nel 1981 una segnalazione anonima ad un magistrato mette per la prima volta in correlazione la morte di “Pippo” con un ben noto faccendiere pistoiese: Licio Gelli. A lui , in questo anonimo, si attribuisce anche la morte di un altro noto Comandante partigiano: Silvano Fedi. Poiché  molti degli uomini  della formazione di Fedi confluirono nella formazione di “Pippo” si ravvisa che quest’ultimo conoscesse bene le circostanze e i mandanti della morte di Silvano. Si riapre quindi l’inchiesta con un teste di eccezione: il giornalista Marcello Coppetti che proprio in quegli anni aveva effettuato una ricerca certosina sull’argomento e così scriveva nei suoi appunti circa l’agguato a Silvano Fedi: “Durante l’agguato alcuni partigiani (due o tre) si salvano. Uno di essi ha la prova che Gelli è l’autore dell’agguato. Tale prova sarebbe stata contenuta nell’archivio in possesso di Manrico DUCCESCHI detto “Pippo”. Quando “Pippo” viene trovato morto nella sua casa molti fascicoli del suo archivio sono “ripuliti”. Come mai? Pippo è morto naturalmente o l’hanno ucciso? Da chi viene ripulito l’archivio di Pippo? Per conto di chi?
L’indagine pertanto riprende con maggior vigore e riprende corpo anche la pista slava nonché quella di certi ambienti pistoiesi. Nei documenti dell’archivio di “Pippo” si troverà in effetti che lui aveva redatto una relazione dal titolo “Organizzazione Agenti OZNA” datata 16 luglio 1947 in cui informa dell’esistenza di una rete capillare di agenti russo-slavi  su cui stava indagando.
Ancora una volta però il procedimento si conclude , per mancanza di prove certe, ma stabilendo un punto fermo: la grave omissione fatta dagli investigatori lucchesi – mancata consegna all’A.G. del materiale documentale rinvenuto nell’abitazione del Ducceschi – non ha sicuramente favorito la ricerca della verità e si dichiara che la sua morte è misteriosa  e non risulta improbabile che possa essere stato effettivamente vittima di un complotto messo in atto da ambienti a cui dava fastidio la sua attività informativa.
Tra qualche giorno ricorreranno 64 anni dalla morte di “Pippo”, che tanto ha fatto per la libertà delle zone in cui operava la sua formazione e il cui impegno e’ proseguito anche successivamente, fino alla morte. A lui, che l’Italia non ha voluto ricordarne i meriti, resta l’intitolazione di una strada a Nave di Lucca, che da molti mesi ormai non ha più nemmeno il cartello indicativo del nome.

The year was 1948, a complicated year because the war had ended recently, partly because the political structure was unstable and certainly not without dangers. After the general election of April and the attempt to Togliatti in July, the climate became glowing and partisan formations in Tuscany, especially those along the Gothic line, went back on alert albeit with different motives. The formation of the XI zone, i.e., was expecting a "red danger" which from Emilia would coalesce around with similar formations in Tuscany and, being still in close contact with Americans, this situation was monitored with growing concern. On the other hand, no less alarming was the fact that, at the same time, an increasing number of Fascists were enlisted in the ranks of the Western intelligence services, fascists that until the day before the partisan formations had strenuously fought.
In this context, on the morning of August 26, 1948, was found dead at his home in Lucca, the partisan Commandant Manrico "Pippo" Ducceschi. At 14: 00 of that day in fact, the closest associates of “Pippo“, i.e. Giuliano Brancolini, Mario De Maria and Enrico Giannini, turned out to P.S. guards to denounce the death and subsequent investigators, who went on the spot, after reconnoitring, decided to proceed with an autopsy. This, performed the next day, put in relief as death would rebound to August 24 and it was consistent with asphyxia by hanging. If on one hand, however, the investigation seemed to have been exacerbated by the hypothesis of suicide, on the other hand were distorted by the failure to give captured  proceedings found stored well hidden in the home of "Pippo" to Judicial Authorities instead of posted in strictly reserved form directly to the Ministry of the Interior. From an intelligence note reads that “ to the Judicial Authorities were only transmitted private documents acts to better highlight that the DUCCESCHI had actually committed suicide. " Nevertheless, the investigation led to the identification, in the closest members or former members of the formation, of possible perpetrators up even to stop the Secretary of "Pippo", and his neighbor, Franco Caramelli who was then released in the absence of irrefutable evidence of murder.
For many, including historians, the story of the death of "Pippo" ends here by ignoring or omitting the later developments. The investigation in fact does not end at those distant years but resumed, with greater force, when, in the years ' 70 investigators, a reporting of a military from Castelnuovo Garfagnana, reopen the inquiry for investigating murder, mainly on the Slavic/Communist track, already highlighted but not covered in the first survey,. The survey, this time will launch a trial for murder which will lead to the same conclusions of the previous investigation that there is no certain evidence of murder.
You would think at this point that the story about the death of “Pippo” runs out here but, as in any good thriller, here is the twist. In 1981 an anonymous report  sent to a magistrate for the first time linked the death of "Pippo" with a well-known Fixer from Pistoia: Licio Gelli. To him, this anonymous, attributed the death of another well-known partisan Commander: Silvano Fedi. Because many of the men of Fedi have resulted in the formation of "Pippo" should be the latter knowing well the circumstances and the principals of the deaths of Silvano. It was reopend the inquiry with an exceptional witness: the journalist Marcello Coppetti which in those years had searched accurate on the subject and so wrote in his notes about the ambush to Silvano Fedi : "During the ambush some partisans (two or three) survived. One of them has the proof that Gelli was  the author of the attack. Such evidence would have been contained in the archive held by Manrico DUCCESCHI, called ‘Pippo’. When ‘Pippo’ was found dead in his home several dossiers of his archives were ‘cleaned up’. How come? ‘Pippo’ was died naturally or they killed him? By whom was cleaned up the archive of ‘Pippo’? On behalf of whom? "
 
The survey therefore resume with greater force and also the Slavic track takes again foot as well as  the one on certain environments of Pistoia. In the “Pippo”’s documents of archives it will be found in fact that he had drafted a report entitled "OZNA Agents Organization" dated July 16, 1947 in which informs of the existence of a capillary network of Slavic-Russian agents on which he was investigating.
Once again anyway the proceeding concludes, for lack of proof, but establishing a milestone: the serious omissions made by investigators from Lucca – failure to deliver to Judicial Authorities the documentary material found in the home of DUCCESCHI – doesn't have certainly facilitated the search for truth and it’s declared that his death is mysterious and it is not unlikely to have actually been victim of a conspiracy put in place by environments bothered by his reporting activities.
In a few days will be 64 years since the death of "Pippo", who did so much for freedom of the areas where his group operated  and whose commitment continued afterwards until his death. To him, whom Italy did not want to mention the merits, remains only the naming of a road in Lucca, which, since many months, has no more a sign indicating the name.

venerdì 17 agosto 2012

ANCORA SUL MUSEO STORICO DELLA LIBERAZIONE DI LUCCA



Apprendiamo, con dispiacere, da "LA NAZIONE" cronaca di Lucca del 17 agosto 2012 la seguente notizia:

"STORIA Il museo della Liberazione e le strane dimenticanze. Il 6 e 7 maggio i cittadini di Lucca si sono recati alle urne per eleggere il sindaco e il consiglio comunale. Il 3 di maggio la giunta Favilla, con un ultimo colpo di coda, ha adottato la delibera n. 87, con la quale dà atto che il Museo Storico della Liberazione di Lucca «è stato gestito, senza spese per l'amministrazione, da un comitato composto da rappresentanti del Fivl e dal Ced». Nel colpo di coda si è volutamente omesso che il Comitato individuato dalla precedente delibera era composto, oltre che dai predetti, anche dal Consiglio Assoarma di Lucca e anche dell'aggregata Ancr, che ha donato al Museo della Liberazione numerose armi successive al 1919. Il sindaco uscente, e altri, hanno «cacciato» dal Comitato di gestione del Museo il Consiglio provinciale permanente Assoarma, per la vendicativa opposizione allo scempio che si voleva fare del Parco delle Rimembranza, per costruirvi l'ellisse di ridicola memoria. Oggi anche questo progetto è stato «bocciato» da chi tutela l'integrità storica, architettonica e morale della nostra città. Sul sito «Amici del Museo Storico delle Liberazione di Lucca» si legge che il Comitato direttivo è composto dal direttore generale Franco Lombardi; dal direttore scientifico Andrea Giannasi e dal coordinatore Col. Viola e che il Museo è opera dell'Associazione amici del Museo Storico della Liberazione, sotto l'egida e il patrocinio del Comune. Con quale metodo democratico si è costituita l'associazione «Amici del Museo»? Sante Ghizzardi "

Auspichiamo maggior chiarezza affinché il Museo della Liberazione possa essere un luogo che porti avanti gli obiettivi per cui era nato: un amorevole spiegazione della storia della liberazione dell'Italia dallo straniero a partire dal Risorgimento fino ai giorni nostri mediante la raccolta di cimeli e oggetti donati da chi condivide questi obiettivi.

mercoledì 15 agosto 2012

SUL MUSEO STORICO DELLA LIBERAZIONE DI LUCCA



Diamo notizia, tratta da "LA NAZIONE" Cronaca di Lucca del 15.08.2012:


"IL MUSEO STORICO della Liberazione sarà inaugurato a Palazzo Guinigi il 20 ottobre. Dopo l'incontro tecnico dell'associazione promotrice degli spazi dello storico palazzo lucchese, e dopo gli incontri con le amministrazioni comunali e provinciali, il direttore generale Franco Lombardi e il direttore scientifico Andrea Giannasi, hanno stabilito l'apertura in autunno con importanti novità. Il museo, che conterrà rari cimeli bellici della prima e della seconda guerra mondiale, verrà gestito con un piano culturale triennale che vedrà i rapporti con le università, con internet, una politica di scambi con altri musei, l'apertura di canali con le più importanti case editrici di saggistica (quali Il Mulino, Laterza, Einaudi, Mursia ed altre); la partnership con realtà estere e il work in progress. Verranno siglati, hanno detto Lombardi e Giannasi, rapporti di collaborazione con i dipartimenti di storia di alcune università italiane con lo scopo di organizzare seminari, conferenze e incontri di studio.  OGNI ANNO sarà dedicato a un contingente che ha operato in provincia di Lucca. Si comincerà nel 2013 con la compagnia di soldati brasiliani, per, poi, nel 2014, trattare della 92° Buffalo di soldati americani di colore e, nel 2015, del battaglione Nisei di nippo-americani, i primi a sfondare la Linea Gotica. Sarà di fondamentale importanza la biblioteca moderna, con archivio di documenti, pronta a essere utilizzata da studiosi di tutto il mondo. Il museo sarà anche in Internet con un sito dinamico e veloce corredato da visita guidata video. Il museo è composto di dieci stanze, poste a piano terra, con ingresso da via S.Andrea e via Guinigi. Le sezioni sono attualmente tre: lo spazio museale su sei stanze, una sala conferenze arredata e con tecnologia ad alto livello formativo e la biblioteca su due stanze. Interessante è la presenza di un giardino per eventi estivi. Il museo è organizzato seguendo una disposizione cronologica, dettata da una narrazione storica fedelmente riprodotta. Cioè dalla sala 1 (1914) alla sala 6 (1945).  SONO IN creazione piccoli scenari di guerra utilizzando manichini e creando diorami con armi ed equipaggiamenti. I curatori hanno cercato di far vedere al visitatore anche i lati umani dei combattenti, esponendo materiali inerenti ed anche indumenti personali. Il tutto dotato di targhette in quattro lingue: italiano, tedesco, inglese e francese. Un'istituzione, dunque, importante, che mancava per tracciare un panorama storico della nostra provincia, purtroppo interessata da eventi bellici. Mario Rocchi "

domenica 12 agosto 2012

SANT'ANNA DI STAZZEMA 68° ANNIVERSARIO

Si commemora oggi 12 agosto 2012 a Sant'Anna di Stazzema il 68° anniversario della strage nazi-fascista. Partecipano il Presidente della Regione Enrico Rossi e il Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz.


LA STORIA SIAMO NOI


Diamo comunicazione della seguente iniziativa:

"PRENDE il via domani, lunedì 13 agosto, alle 10, la due giorni dedicata alla Resistenza, a cura della sezione Anpi della Montagna Pistoiese. Si tratta di quattro eventi commemorativi della Guerra di Liberazione  dal titolo La storia siamo noi, mutuato dalla nota canzone di Francesco De Gregori  che si svolgeranno nella piazza Appiano di Maresca. Ci sarà l'apertura della mostra «La linea gotica sull'Appenino Tosco-Emiliano»  alle 10  al numero civico 88, e nel pomeriggio alle 18 la professoressa Gabriella Aschieri parlerà delle: «Formazioni Partigiane che operarono sull'Appennino Tosco/Emiliano» sulla terrazza del «Karisma Bar»; la giornata si concluderà con l'intervento dello storico Daniele Amicarella che relazionerà su «Perché la costruzione della Linea Gotica», anch'egli ospitato dal «Karisma Bar». La manifestazione si concluderà martedì 14 alle 21 con la proiezione del film documentario «Sui sentieri di libertà» di Lucia Vannucchi, che ne ha curato soggetto e regia. La proiezione sarà introdotta dal professor Fabio Giannelli, direttore dell'Istituto storico della Resistenza di Pistoia. Un'occasione importante per chi non vuole dimenticare e per chi vuole capire, facendo tesoro della memoria di chi, quegli anni li ha orgogliosamente vissuti. Andrea Nannini"
Da "LA NAZIONE" cronaca di Pistoia del 12 agosto 2012.

mercoledì 1 agosto 2012

68° ANNIVERSARIO UCCISIONE DI DON ALDO MEI

Diamo spazio volentieri a questa iniziativa:

domenica 29 luglio 2012

LA PIANACCINA DI PIAN DI NOVELLO, 29 LUGLIO 2012

Come da programma si è svolta oggi, 29 luglio 2012, in località La Pianaccina di Pian di Novello, la cerimonia commemorativa in ricordo dei caduti della XI Zona Patrioti e della V Armata Americana durante la guerra di Liberazione dell'Italia dall'occupazione nazi-fascista nel corso della II Guerra Mondiale e in ricordo del Comandante Manrico "Pippo" Ducceschi. Sono intervenute alla cerimonia rappresentanze delle autorità provinciali e comunali delle province di Lucca e Pistoia, degli eserciti Italiano e Americano, reduci della Formazione e loro parenti, nonché studiosi del mondo accademico. Di seguito le foto della cerimonia.