Resi pubblici e consultabili due faldoni di circa mille carte. Un
attento esame potrebbe, se non chiarire del tutto certe vicende, almeno
aggiungere nuove e preziose notizie alla storia
Silvano Fedi
SERRAVALLE. All’Archivio Centrale dello Stato, a Roma,
sono stati resi pubblici e consultabili, due faldoni, di circa mille carte,
sulla formazione partigiana anarchica Silvano
Fedi di Pistoia e di Ponte
Buggianese.
La
prima operò, fin dalla fine del 1943, nella piana Pistoiese. Di ispirazione
libertaria, fu l’unica formazione autonoma dal Cln (Comitato Liberazione
Nazionale), il cui capo Silvano Fedi riuscì a aggregare tra collaboratori e
partigiani combattenti, circa 54 uomini.
Comandate
dotato di un forte carisma, umanità e soprattutto onestà, per i suoi metodi non
era ben visto non solo dai fascisti, ma neppure dai comunisti e da parte dei
suoi collaboratori, che lo vedevano come un temibile avversario.
Fu
accusato anche dai suoi compagni di convivere con il repubblichino Licio Gelli,
da cui riuscì a ottenere una collaborazione retribuita per la liberazione dei
prigionieri alle carceri di Pistoia; vari assalti alla Questura e al comando
repubblichino, posto all’interno della fortezza Santa Barbara.
Nella
zona controllata dalla sua formazione, sulla via Fiorentina, tra Olmi, Barba e
Bottegone, una banda di ladri, alcuni simpatizzanti comunisti, effettuarono
rapine a persone benestanti, alcune filofasciste.
Quattro
furono fucilati dai tedeschi, ad altri, individuati, fu detto di consegnare il
bottino: secondo le carte del processo questo fu fatto solo in parte, forse il
denaro mancante prese altre strade, anche di finanziamento al Pci, o a
formazioni ad esso collegate, come era avvenuto per la rapina per le paghe della
Smi, operata dalla formazione Comunista Brigata Bozzi.
Anche
se questa versione non trova molti sostenitori, può essere un’ipotesi da
non scartare. Depositario di molti segreti scomodi, il 29 luglio 1944 a
Casalguidi, in località Montechiaro, mentre con il suo comando attendeva qualche
persona importante, oltre ai ladri, fu oggetto di un agguato da parte
tedesca.
Otre
a lui morì, anche il suo luogotenente Giuseppe Guilietti detto “Genova” e,
successivamente, il 1° agosto, fu fucilato anche il cantagrillese Brunello
Biagini.
Partigiani della
Brigata
Bozzi
Questi
nuovi documenti sono le carte della formazione e le biografie dei partigiani.
Sono state versate dal Ministero degli Interni, esercito ricompartigiani
all’Archivio Centrale dello Stato. Anche se il tutto non è ancora stato
ordinato, da una prima analisi stranamente il fascicolo di Silvano Fedi risulta
non presente, mentre lo sono quelli dei componenti della formazione.
Un
attento esame dei documenti potrebbe, se non chiarire del tutto la vicenda,
almeno aggiungere nuove e preziose notizie. Questo perché le principali fonti
(Questura e Prefettura del 1944) non sono ancora reperibili. È doveroso rilevare
che a seguito di inevitabili dispersioni e distruzioni accidentali, connesse
alle vicende belliche e alle
operazioni
di trasferimento e di recupero, e di distruzioni intenzionali in conseguenza dei
mutamenti politici, la documentazione di tutto il periodo bellico, e in
particolare quella della Rsi, ha subito gravissimi depauperamenti e si presenta,
pertanto, molto frammentaria e lacunosa.
Basti
pensare che alla fine della guerra, dopo il 25 aprile del 1945, le operazioni di
recupero degli archivi degli organi centrali dello Stato sono variamente
fortunose: va disperso l’archivio del Gabinetto del Ministero dell’Interno,
secondo lo storico Risaliti in parte portato dai Russi da Berlino a Mosca.
Partigiani della Brigata
Bozzi
Solo
nel 1947, con la firma del trattato di pace, il governo italiano riprende il
pieno possesso dei propri archivi. Contrariamente a quanto sembrava deciso in un
primo momento, gli archivi della Commissione
alleata di controllo non vengono
lasciati in Italia, ma vengono portati a Washington.
L’amministrazione
archivistica italiana ne sta completando l’acquisto in microfilm per l’Archivio
centrale dello Stato: della cospicua parte già acquisita è in corso
l’elaborazione di uno strumento di ricerca informatico. Sicuramente l’archivio
della Questura Pistoiese conteneva notizie importati, basti pensare che il vice
Questore Scripelliti fu ucciso per i documenti sensibili da lui posseduti.
Questo
era integro, perché nel 1945 furono richiesti documenti per l’istituzione di
processi. Il materiale sensibile potrebbe aver trovato collocazione
nell’archivio del Senato, presso la Commissione Stragi, ma ancora non vi sono
certezze sulla sua destinazione finale.
Poter
esaminare queste carte vorrebbe dire trovare risposte ai molti misteri
Pistoiesi. Speriamo che non sia così fra cento anni.
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