Riceviamo e volentieri pubblichiamo di seguito il contributo di Roberto Daghini.
Con la l’anniversario della liberazione di Pistoia non è possibile non pensare ai numerosi misteri che ancora oggi non trovano risposta.
A differenza delle altre città toscane, a Pistoia dai primi anni trenta alla caduta del fascismo gli antifascisti locali godettero di una relativa libertà. Questa fu possibile per la natura stessa della città, dove i fascisti e antifascisti vivevano in simbiosi anche nelle stesse famiglie.
Questo clima di quieto vivere continuò con la caduta del fascismo e l’occupazione, a tal scopo fu stipulata un intesa non scritta, in cui gli antifascisti furono lasciati liberi di agire in cambio di evitare scontri sanguinosi e epurazioni a fine guerra. (ciò è poi effettivamente avvenuto) A quest’ intesa aderì la direzione del PCI stalinista no gli anarchici, gli azionisti di Manrico Ducceschi e la componente comunista Troskista di Agenore Dolfi.
Durante la resistenza non è chiaro l’assalto alle carceri di Pistoia, di cui ancora oggi non si conoscono tutti i nomi dei liberati da Silvano Fedi e Licio Gelli. Questo perchè alcune pagine del registro matricolare risultano mancanti, tolte perché non si conoscesse chi era stato imprigionato e poi liberato.
Altro mistero l’uccisione di Agenore Dolfi forse ucciso da partigiani avversi perché non in linea con l’ideologia staliniana .
L’eliminazione del vice questore Scripelliti ucciso probabilmente da partigiani perché non rivelasse i nomi dei collaboratori della Questura ex fascisti passati nelle file della resistenza.
L’agguato a Silvano Fedi che quasi sicuramente si doveva incontrare a Montechiaro con qualche persona molto importante.
A liberazione avvenuta il fallito attentato a Italo Carobbi progettato nella montagna pistoiese nel dicembre 1945.
La sparizione del primo verbale del CLN redatto a Campiglio , nascosto dentro una bottiglia di vetro.
La denuncia da parte di un partigiano della Formazione Bozzi di un progetto di assalto alla sede ANPI pistoiese a fine del 1945.
Il successivo processo intentato a due carabinieri si concluse con l’assoluzione di questi.
Presunti vagoni di banconote o di oro scomparsi, persone tra cui anche appartenenti alle forze partigiane che si sono improvvisamente arricchiti con una serie di rapine alle banche locali e di altri caduti in disgrazia o scomparsi.
In ultimo i misteri sul dopoguerra di Manrico Ducceschi lasciato solo e l’oblio in cui è caduto, dopo la sua morte e non in ultimo la vicenda della sua mancata attribuzione di una medaglia al valore.
A mio parere la conoscenza di alcuni di questi misteri aiuterebbe a capire molti avvenimenti accaduti negli anni a seguire del dopoguerra, per questo motivo non è escluso che sapremo poco o nulla.
Roberto Daghini